Trentadue anni or sono, sotto il
pontificato di san Giovani Paolo II (1920-2005), durante l'episcopato bresciano di mons. Bruno
Foresti (1983-98), mentre era parroco di Paitone don Angelo Treccani (1979-93), inaspettatamente tornarono
alla luce gli affreschi del presbiterio della ex Chiesa di santa Giulia in Paitone. Tale Chiesa
era stata abbattuta quasi del tutto nei primi due decenni del XIX secolo: nel 1802
venne abbattuta la torre campanaria e nel 1822 anche la Chiesa venne atterrata, ad
eccezione del presbiterio e della sagrestia, inglobate entrambe nella Canonica. Presumo che ciò
avvenne dopo aver ricoperto gli affreschi che così da un lato vennero preservati, ma dall'altro furono dimenticati. Pian piano se ne perse la memoria, tanto che nessuna
notizia sull'esistenza di affreschi nella Canonica era stata conservata dalla tradizione orale del paese. Finché, verso la
fine dell'inverno 1984, per uno di quei casi fortuiti da cui la vita umana è
segnata, furono ritrovati.
Prima di narrare come avvenne la
loro invenzione, descrivo per sommi capi la
situazione architettonica. Quella che era stata la Sagrestia, nel tempo era
diventata lo studio del parroco. Il Presbiterio era divenuto una stanza a
servizio delle attività pastorali: aula di catechismo, prove di canto, deposito
del materiale e segreteria. Rispetto alle quattro porte attuali, la stanza
aveva due soli ingressi conosciuti, l'uno di fronte all'altro, la porta
esterna, dove ora c'è la finestra, dava sul cortile che separa la Canonica
dalla novecentesca Cappella del Sacro Cuore, la porta interna apre sul corridoio della Canonica. La porta che collega lo studio del parroco alla stanza era stata
trasformata in un armadio a muro: l'attuale porta era celata da un sottile
strato di malta e svariate mani di pittura. Lo sporco per l'uso e quella muffa
che si forma nei vecchi edifici poco areati, aveva reso necessario rinfrescare
la stanza. Dopo averla svuotata da tutti gli arredi (armonium, seggiole,
tavolo, armadio e stampe) si iniziò a raschiare la superficie delle pareti,
prima di stuccare e stendere alcune mani di bianco. Mentre stavamo raschiando
la parete meridionale, quella che la separa dallo studio del parroco, riapparve
l'elegante e semplice cornice che decora la nicchia.
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Nicchia parete meridionale |
La grande sorpresa divenne
presto uno stimolo a cercare altri affreschi, pungolati da don Angelo che da
rabdomante qual'è, sosteneva di sentire delle figure che lo guardavano. Così,
facemmo alcuni sondaggi sulla parete settentrionale e venne alla luce santa
Giulia, poi altri sondaggi sulla parete orientale e scoprimmo la Madonna in
trono col bambino Gesù addormentato. Solo allora, la prudenza riprese il
sopravvento e ci fermammo, per avvisare la Sovraintendenza delle Belle Arti e
lasciar fare agli esperti, onde non rischiare di rovinare lo splendore che
andava comparendo. L'intervento magistrale della dott. Anna Massardi, esperta
restauratrice, portò alla luce e restaurò i seguenti affreschi: sulla parete orientata al sole che sorge quattro Madonne in trono col bambin Gesù, San Bernardo,
Santa Giulia e sant'Antonio abate, sulla parete settentrionale una santa
Giulia e due nicchie, sulla parete meridionale la nicchia decorata da una cornice.
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Santa Giulia, parete settentrionale |