Family Day 30 gennaio 2016 Circo Massimo Roma |
Copertina di Charlie Hebdo dedicata alla Gravidanza Per Altri (GPA) |
Alcune sparse riflessioni
Ogni NO può essere trasformato in un sì detto al contrario di ciò cui si dice no, ma così facendo ci si illude di avere un denominatore comune con tutti, quando invece non c'è che differenza. Ci si illude che non vi siano nemici, trastullandosi con la pia illusione di essere solo a favore e mai contro. Anche le cento piazzette che il 23 gennaio 2016 hanno manifestato a favore della Cirinnà, hanno detto sì alla famiglia. Un'idea di famiglia adulterata, dove ci sono due padri o due madri, dove ci sono due mariti o due mogli, alla quale bisogna opporre un NO, pacato e fermo. Perché è una idea di famiglia priva di legami con la cruda realtà dei fatti biologici: basta chiedere ad una contadina se i pulcini possono nascere da due galline, oppure, al rustico madriano se due stalloni possono generare un puledro. Questo è materialismo realista, riconoscibile col semplice buon senso. Bisogna dire un NO fermo e pacato all'idea adulterata di famiglia omosex, perché è mera espressione del desiderio, un desiderio delirante di onnipotenza.
Ho preso la decisione definitiva di partecipare al Family Day, dopo aver visto le manovre fatte da una parte della gerarchia ecclesiastica contro il Family Day, nel tentativo di affossarlo o silenziarlo. Interventi politicanti di alcuni vescovi che contraddicono sia l'insegnamento del Concilio Vaticano II, per il quale spetta ai laici cattolici la responsabilità di scegliere la politica che la loro coscienza rettamente formata reputa migliore, sia gli ordini di papa Francesco alla Chiesa italiana, comunicati al Convegno ecclesiale di Firenze: no a vescovi guide politiche, sì a vescovi pastori. Bene, speriamo che alle parole seguano i fatti. Nell'attesa mi domando se ciò valga per tutte le questioni politiche o solo per alcune? Nella prima ipotesi, ovvero su tutte le questioni politiche i vescovi, proprio per essere pastori e non guide, tacciono, non rischiano di rinchiudersi nelle sagrestie, finendo per ammuffire d'incenso più che puzzare di pecore, il profumo auspicato dal vescovo di Roma per tutti i pastori? Nella seconda ipotesi, ovvero se vale solo per alcune questioni politiche, chi decide quali siano i temi meritevoli di un intervento della gerarchia ecclesiastica e in base a quali criteri? L'ecologismo? La giustizia sociale? La bioetica? La domanda rivolta dallo scriba a Gesù: "Qual'è il primo di tutti i comandamenti?" (Mc 12,28) rivela che è necessario mettere ordine e riconoscere tra i diversi valori e principi presenti nell'agone politico, una gerarchia. Tra tutte le questioni politiche odierne, qual'è la prima? La formula dei "principi non negoziabili", che pare già passata di moda, indica una priorità sulla quale possono convergere credenti e non credenti, perché si fonda sulla comune ragione umana, facoltà capace di discernere il bene ed il male.
Il nome inventato dal legislatore "Unioni civili" è una formula degna del Ministero della Verità di orwelliana memoria; serve per indicare il cosiddetto matrimonio omosex, senza il coraggio di dirlo a chiare lettere, bensì con l'arroganza condita d'ipocrisia, facendolo in modo subdolo. Cosa vuol dire l'aggettivo "civile" che il legislatore attribuisce a queste unioni? Significa che solo le unioni omosex sono civili, mentre tutte le altre sono incivili? Ovvero, civile si riferisce al fatto che l'unione di due uomini o di due donne, sarà dichiarata dagli ufficiali dello stato civile e non da ministri religiosi? Avrà quindi una validità civilistica, indefinibile oltre il mero sentimento umano, rispetto al quale non si comprende la necessità che venga riconosciuto dalla società e dallo stato, dato che per le sole coppie omosex civilmente unite non è previsto il dovere della fedeltà, perché? Tale diritto all'infedeltà, da un lato contraddice il sentimento d'amore che si vuol riconosciuto e civilmente costituito in unione civile con diritti e doveri, dall'altro discrimina tutte le altre coppie per le quali continua a valere il dovere giusto e salutare della fedeltà. Oppure è l'escamotage per superare il vincolo matematico costituito dalla coppia e aprire cosi alla poligamia/poliandria, un limite che è già stato superato attraverso le sentenze di giudici in Belgio ed in Brasile.
Da decenni il matrimonio è sottoposto ad un bombardamento critico, quotidianamente descritto come luogo di violenza domestica, in cui si consuma l'ipocrisia borghese e su cui poggiano le fondamenta della società repressiva. Al suo posto viene celebrato l'amore libero da ogni vincolo sociale, frutto del desiderio infinito dell'anima umana, disincarnata da ogni legame che la renda stabile e le dia serenità. Il matrimonio è dannato come tomba dell'amore, mentre le coppie devono essere aperte, ovvero infedeli al proprio partner per essere fedeli solo ai propri impulsi; cosicchè ora ci si sposa sempre meno, sia in chiesa che in comune, e si preferisce convivere, liquidità della vita di relazione, ovvero liquidazione delle relazioni. Perché questo desiderio compulsivo di approvazione sociale per i legami omosex? Dov'è finita la lotta della controcultura omosessuale degli anni '70 contro l'omologazione e per affermarsi come alternativa? Cosa nasconde questo bisogno dell'animo umano di molti omosessuali di vedersi approvati dalla società? C'è forse un disagio, un conflitto interiore, una oscura intuizione che qualcosa non vada poi così bene?
Cosa c'è di sinistra nel promuovere pseudodiritti, egoistici e borghesi, di pochi individui ricchi? Come rientra nel cammino verso il progresso solidale della società, l'imbarbarimento del sistema riproduttivo umano, che riduce a mera merce di scambio le donne e i figli? Perché la sinistra ha abbandonato la difesa dei più deboli e si prostituisce al potere economico delle multinazionali? Aveva ragione Augusto Del Noce quando previde che il comunismo si sarebbe ridotto a radicalismo individualistico.
Seduta del 2 febbraio 2016 per l'abolizione universale della maternità surrogata |
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