Scheda Referendum 23 giugno 2016 |
Il 23 giugno nel Regno Unito si è svolto il Referendum consultivo sulla Brexit, neologismo dato dall’unione di due parole: BRitain + EXIT. La domanda posta agli elettori era: “Il Regno Unito dovrebbe restare un membro dell'Unione Europea o dovrebbe lasciare l'Unione Europea?” Le due risposte previste erano: “Remain” (= rimanere) o “Leave” (= lasciare).
Ha vinto il LEAVE 52 a 48.
Riflessioni sul Referendum
1. Trovo giusto consultare i propri
elettori su questi temi e soprattutto rispettarne la volontà quale che sia, ben
sapendo che la ragione non sta solo da una parte, poiché entrambe le posizioni
hanno ottime ragioni. I cittadini del Regno Unito son capaci di confrontarsi
duramente tra avversari politici, pur restando vincolati dalla fedeltà al
proprio Paese.
2. Agli euroscettici che hanno l’onore
di aver vinto, spetta ora onere di negoziare l’uscita dalla UE. Mentre agli
europeisti sconfitti devono rimboccarsi le maniche per far vincere
democraticamente la propria opinione per rientrare nella UE.
3. Questo referendum è solo consultivo
e giuridicamente non è vincolante, infatti, il verbo della domanda referendaria
è condizionale: “dovrebbe…” e non
l’indicativo “deve”. Certamente i
politici britannici sanno rispettare e far rispettare la volontà dei propri
popoli, anche interpretandola per difendere l’interesse del Regno Unito. Su
questo si basa la fiducia che Inglesi, Gallesi, Scozzesi e Irlandesi del Nord
hanno nelle loro istituzioni politiche e nei loro politici.
1. Rinnovo della leadership politica
interna. Il primo ministro conservatore, David Cameron, si è dimesso ed è stato
sostituito da Theresa May. Il capo dell’opposizione laburista, Jeremy Corbin, è
stato sfiduciato dai parlamentari laburisti, ma non vuole mollare, forse perché
in cuor suo è soddisfatto del risultato, ma sarà sostituto non appena un
pretendente si porrà a capo della fronda maggioritaria. Il capo del partito per
l’indipendenza del Regno Unito (UKIP), Nigel Farage, si è dimesso avendo
raggiunto il suo obiettivo politico.
2. Crisi economica. Le borse europee e
mondiali hanno bruciato miliardi di capitalizzazione. La sterlina è crollata ai
minimi storici. Sembra che migliaia di Aziende sposteranno le loro sedi da
Londra in paesi della UE.
3. Crisi del progetto europeista. La
UE, stralunata per il ceffone ricevuto, non sa che pesci pigliare, non avendo
un piano B; per ora minaccia una separazione dolorosa, facendo la voce grossa
per impaurire i Popoli europei tentati dall’uscita (Paesi Bassi, Francia,
Austria), peggiorando la grave crisi politica in cui versa da tempo.
Nigel Farage & Boris Johnson - David Cameron & Jeremy Corbyn |
1. Riflettere è necessarie soprattutto
per noi Italiani, da sempre infatuati dall’Europa ed europeisti ad oltranza e
in modo acritico. Riflettere per valutare pro e contro di entrambe le opzioni e
smascherare l’inconsistenza degli slogan ripetuti da entrambi gli schieramenti.
2. La sberla alla UE è stata sonora e
per me salutare, ma non credo che la UE sappia farne tesoro, chiusa com’è nella
convinzione di essere dalla parte giusta della storia e che il progetto
europeista sia una sorta di destino ineluttabile. Non è così. Non è detto che
la storia sia destinata comunque al meglio. La lunga guerra civile europea
(1914-45) lo dimostra.
3. Sarebbe, invece, necessario che la
UE facesse un severo esame di coscienza, una sana autocritica per poter
correggere i propri errori che allontanano i Popoli europei dal progetto
politico europeista, proprio per la sua importanza.
Ecco quelli che ritengo errori della
UE
1. Crisi etico-spirituale
a. Non aver voluto riconoscere tra le
proprie radici storico-culturali il contributo essenziale e ancora vitale del
cristianesimo. Gravissimo errore se si considera che l’Europa esiste solo come
realtà culturale, plasmata dal cristianesimo, mentre geograficamente non è,
essendo solo l’appendice occidentale dell’Eurasia.
b. Aver sostituito l’amore ed il
rispetto per la propria identità culturale, con un multiculturalismo vuoto e
con l’insulsa neolingua dettata dal politicamente corretto. Questa crisi
d’identità rivela la debolezza etico-spirituale europea, incapace di integrare
i milioni di migranti extraeuropei di cui i principali paesi europei
necessitano per la tragica crisi demografica che li colpisce (Germania, Italia,
Francia, Spagna).
c. Non riconosce come uno dei problemi
principali la gravissima crisi demografica europea: capovolgimento della
piramide demografica; riduzione del tasso di fecondità sotto il minimo di
mantenimento pari a 2,1 figli per donna in età fertile; siamo popoli vecchi e
di vecchi e come tali il nostro destino, ahimè, è quello del vecchio: morire.
Ma si può accettare di morire se si hanno buoni motivi per vivere. E questo
manca ai popoli europei: non sappiamo più perché vivere.
d. La UE si è ridotta a mastodonte
burocratico, privo di legami politici coi Popoli europei, dove comanda il più
forte in barba alle regole comuni. Bruxelles tratta i Popoli europei come dei
minorenni maleducati che devono approvare ciò che la UE ha deciso, oppure
subire decisioni in contrasto con la propria cultura e identità. Alcuni esempi.
Nel 1992 i Danesi hanno bocciato il Trattato di Maastricht (51 a 49), per venir
piegati nel 1993. Nel 2008 gli Irlandesi hanno bocciato il Trattato di Lisbona
(53 a 47), ma l’anno dopo sono stati piegati. Nel 2003 le sanzioni previste per
chi supera il rapporto deficit/PIL del 3% per due anni consecutivi non sono
state applicate ne alla Germania, ne alla Francia. La Germania dal 2002 ha un
surplus commerciale, cioè esporta più di quello che importa, violando la regola
europea che prevede surplus max del 6% in un triennio. La lezione è chiara: la
UE è dura coi piccoli paesi (Grecia, Irlanda, Danimarca, Portogallo, Spagna,
Cipro) e debole coi forti (Germania, Francia) che comandano.
Cristianofobia europea |
2. Materialismo economico
a. L’economia è importante, ma non è
tutto. L’economia è tutto per i due gemelli siamesi del XIX-XX, il Marxismo ed
il Capitalismo. I soldi sono necessari, ma solo se si hanno dei buoni motivi
per usarli, altrimenti si è usati dal denaro. La UE ha ridotto il progetto
europeista al solo aspetto economico e nemmeno in modo completo, mancando
l’unione bancaria (osteggiata da Berlino) e fiscale (osteggiata da molti paesi).
L’unione economica senza unione politica e culturale può funzionare solo in
periodi di crescita economica, ma non in periodi di grave crisi economica,
quando bisogna mettere mano al portafoglio per aiutarsi in nome dei valori di
identità comune e solidarietà.
b. Dopo la caduta del muro di Berlino
nel 1989, la Germania Federale guidata da Helmut Kohl ottenne l’assenso del
presidente francese Mitterand alla riunificazione tedesca, a patto di
rinunciare all’indipendenza monetaria del Marco per l’unione monetaria
dell’Euro, e così vincolare la Germania all’Europa. Ma ciò avvenne senza quei
vincoli politico-istituzionali proposti da Jacques Delors, allora presidente
della Commissione Europea e bocciati dalla UE, allora formata da 12 Paesi, e
poi irrimediabilmente ingolfata dall’allargamento a 25 Paesi del 2004, promosso
da Romano Prodi.
c. Nel 2011 è esplosa la crisi greca di
cui sono responsabili i politici greci e le banche europee, ma il conto salato
lo sta pagando solo il popolo Greco. I politici greci hanno illuso i propri
cittadini di poter vivere al di sopra delle proprie possibilità, e hanno pure
imbrogliato i partner della UE con numeri falsi sul proprio bilancio. Le banche
europee, le più esposte erano francesi e tedesche, hanno concesso prestiti
senza valutare correttamente la solvibilità del debitore e senza ottenere
adeguate garanzie. Anziché essere duramente sanzionate dal mercato e dagli
organi di vigilanza, state graziate dai rispettivi Governi nazionali perché
troppo grosse per fallire che hanno acquistato i crediti concessi alla Grecia.
3. Mancanza di Una Politica Estera
Comune e di una Difesa Comune
a. Il terzo pilastro della UE, la
Politica Estera e di Sicurezza Comune (PECS) è un fallimento che rasenta il
ridicolo, quando la UE viene rappresentata non da un solo rappresentante, bensì
dai 3 presidenti + 1 (Commissione, Consiglio e Parlamento + mister PECS).
Cosicché a livello internazionale non c’è la voce della UE, nonostante i 3+1,
ma la voce e gli interessi dei quattro maggiori paesi europei, Francia e Regno
Unito, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Germania e Italia
membri del G7/G8.
b. Non ha saputo favorire la pacifica
dissoluzione della Federazione Yugoslava, ma con il precipitoso riconoscimento
diplomatico di Slovenia e Croazia da parte della Germania, ha invece favorito
il risveglio dei demoni nazionalisti nei Balcani. Di fronte alla pulizia etnica
di tutti contro tutti, la UE non è stata capace di intervenire con la forza per
imporre tregua e pace. Ha favorito e approvato la modifica unilaterale dei
confini di uno stato sovrano, la Serbia, privata del Kosovo, grave precedente che
giustifica l’annessione della Crimea alla Russia. Non ha saputo coinvolgere in
una partnership la Russia, contro la quale è impantanata in reciproche sanzioni
economiche, in seguito alla mala gestione della questione ucraina.
Conclusioni
Non credo che la UE sia in grado di uscire dalla crisi in cui versa da decenni e che la BrExit ha solo reso palese. Non lo credo perché mancano leader politici all'altezza della situazione. Manca una valutazione sobria e condivisa della realtà, che sappia coniugare realismo e profezia.
Non lo crede più nemmeno la Chiesa Cattolica che con il pontificato Bergoglio, il papa preso dalla fine del mondo, ha abbandonato il rapporto privilegiato con l'Europa, da lei partorita, per andare verso le periferie del mondo e dedicare le proprie energie alle Chiese emergenti dell'Africa, dell'Asia, dell'Oceania e forse delle Americhe.
L'Europa o riscopre la propria identità radicata nel cristianesimo, e sostanziata nel dialogo tra Bibbia e Filosofia, tra Fede e Ragione, tra Gerusalemme, Atene e Roma, oppure è spacciata, finita. Questa è stata la visione profetica di san Giovanni Paolo II e l'insegnamento di Benedetto XVI. Ma appunto, fu.
I 3 Presidenti della UE + Mrs. PECS: Jean-Claude Juncker, Martin Schulz, Donald Tusk, Federica Mogherini |
Non credo che la UE sia in grado di uscire dalla crisi in cui versa da decenni e che la BrExit ha solo reso palese. Non lo credo perché mancano leader politici all'altezza della situazione. Manca una valutazione sobria e condivisa della realtà, che sappia coniugare realismo e profezia.
Non lo crede più nemmeno la Chiesa Cattolica che con il pontificato Bergoglio, il papa preso dalla fine del mondo, ha abbandonato il rapporto privilegiato con l'Europa, da lei partorita, per andare verso le periferie del mondo e dedicare le proprie energie alle Chiese emergenti dell'Africa, dell'Asia, dell'Oceania e forse delle Americhe.
L'Europa o riscopre la propria identità radicata nel cristianesimo, e sostanziata nel dialogo tra Bibbia e Filosofia, tra Fede e Ragione, tra Gerusalemme, Atene e Roma, oppure è spacciata, finita. Questa è stata la visione profetica di san Giovanni Paolo II e l'insegnamento di Benedetto XVI. Ma appunto, fu.
Nessun commento:
Posta un commento