Marc Chagall, Amanti nei lillà (1930) |
Marc Chagall, Amanti sopra San Paul de Vence (1971-72) |
Come al Vestibolo segue il Santo, al riposo segue il Consacrare. Con tale azione qualcuno o qualcosa viene dedicato esclusivamente ad un fine particolare. Tale destinazione esclusiva lo mette da parte, dedicandolo al suo destino. Israele è il popolo scelto da Dio tra tutti i popoli perché riceva la sua rivelazione e sia la primizia tra i popoli; nel popolo che il Signore ha dichiarato “è il mio figlio primogenito” (Es 4,22), un ruolo peculiare lo rivestono i primogeniti, umani e animali, tutti consacrati al Signore e tutti da riscattare. Noi dobbiamo seguire l’esempio di Gesù nostro Signore, il quale nella notte in cui fu tradito, pregò per i suoi discepoli: “Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” (Gv 17,19). Gesù si consacrò per tutti quelli che credono in lui, tanto i presenti quanto quelli futuri, perché siano consacrati nella verità, la solida Roccia che rende l’uomo-polvere un credente. L’apostolo Paolo ricorda ai gentili la verità della fede umile: “chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1Cor 10,12) ed anche il debito contratto con Israele: “Se ti vanti, ricordati che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te!” (Rom 11,18). L’apostolo, non solo esorta a non vantarsi contro Israele, chiama a testimoni della propria sincerità Cristo e lo Spirito Santo e dichiara solennemente: “Vorrei essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne” (Rom 9,3). Con questa dichiarazione d’amore per gli Ebrei, Saulo segue “la via nuova e vivente” inaugurata da Gesù nella sua carne (Eb 10,20) quando accettò di morire “giusto per gli ingiusti” (1Pt 3,18). Ciò lo riconobbe anche Caifa quando dichiarò: “è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo” (Gv 11,50); l’evangelista riconosce che Caifa non lo disse cinicamente da uomo di governo “ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione”(Gv 11,51). Tale via di sostituzione vicaria ha un illustre precedente in Mosè, quando fermò l’ira divina contro il popolo, il quale aveva appena sancito l’alleanza con il Signore e subito l’aveva anche tradita idolatrando il vitello d’oro, come sta scritto: “Ed egli li avrebbe sterminati, se Mosè, il suo eletto, non si fosse posto sulla breccia davanti a lui, per impedire alla sua collera di distruggerli” (Sal 106[105],23). Questo amore per il popolo della prima alleanza è il giusto ringraziamento per aver donato al mondo la salvezza di Gesù Cristo, come sta scritto: “La salvezza viene dai Giudei” (Gv 4,22) e ancora: “a causa della loro caduta la salvezza è giunta alle genti”(Rom 11,11), poiché "da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli" (Rom 9,5). Perciò è doveroso consacrarsi per Israele intercedendo in suo favore, affinché ricordando si converta e faccia ritorno al Signore suo Dio, come è scritto: “O Dio, fa che ritorniamo, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi” (Sal 80[79],4). La memoria è la cifra spirituale d’Israele e sua missione divina. Il ricordo riguarda anzitutto le opere fatte da Dio in favore del suo popolo amato: le promesse fatte ai padri, l’elezione, le alleanze, le liberazioni dalle schiavitù per ricevere i doni della Legge e della terra e attendere il dono escatologico del Messia. Poi il ricordo riguarda anche i tradimenti d'Israele “popolo di dura cervice”, come tutti gli uomini peccatori. Il ricordo dei peccati non serve ad inchiodare Israele al fallimento, nemmeno in vista della sua sostituzione, negata dall'apostolo Paolo quando scrive: "Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! [...] Ora io dico: forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. [...] quanto alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri, infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili" (Rom 11,1.11.26). Ci si ricorda del proprio peccato solo per confidare in: "Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione" (Es 34, 6-7).
Marc Chagall, Amanti vicino ad un ponte (1948) |
Marc Chagall, Amanti (1981) |
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