domenica 13 febbraio 2011

Kirche 2011/4. Liturgia... ultima spes

Il sesto ed ultimo punto del memorandum Kirche 2011 riguarda Gottesdienst - il culto.

Di primo acchito ho considerato sconsolato quanta poca considerazione autori e firmatari di Kirche 2011 abbiano per la preghiera e la liturgia. Si dicono difensori del rinnovamento conciliare, ma alla prova dei  fatti capovolgono l'impostazione conciliare. Infatti, il Concilio Vaticano II diede inizio ai suoi lavori trattando e approvando la Costituzione sulla Liturgia Sacrosantum Concilium, mentre il memorandum solo al termine affronta il culto divino. Perciò esso è un documento futile.

Ma dopo una seconda lettura del breve paragrafo dedicato al culto, ci si rende conto che l'ultimo posto è proprio quello adatto ai cinque pensierini insipidi e insulsi. A tanto han ridotto santità et sacralità della Divina Liturgia!

Paradossalmente, ciò rivela la radice della crisi patita anche dalle Chiese tedesche e di cui il memorandum si limita a prendere atto, sbagliando però diagnosi, prognosi e terapia. L'attuale crisi del Cristianesimo in Occidente non è crisi della Chiesa, ma crisi della fede. Non è la chiesa organizzazione, ma la Chiesa credente ad essere in crisi. Crisi spirituale o teologica perché riguarda la capacità dei credenti di coltivare una relazione viva con il Dio vero, ovvero di saper pregare.
Ciò conferma la bontà della scelta del Balthasar a favore di una teologia non fatta a tavolino, bensì in ginocchio. Anzi, se cinquant'anni fa questa era soltanto una possibilità, oggi è diventata una necessità, un dover essere della teologia se vuole continuare ad esistere e ad esistere come teologia cristiana.

La crisi in sé non è una condizione pericolosa, anzi è benedizione, dono che obbliga a riflettere, a fare un serio esame di coscienza. Al termine della sua seconda lettera ai Corinzi, l'apostolo Paolo così si rivolge loro: "Esaminate voi stessi, se siete nella fede; mettetevi alla prova. Non riconoscete forse che Gesù Cristo abita in voi?A meno che la prova non sia contro di voi!" (2Cor 13,5). In ciò consiste la benedizione della crisi, mette alla prova, sonda i cuori, li vaglia ed emette un giudizio. Si è nella fede? Si è affidata la propria intera esistenza al Dio di Gesù Cristo? Se la risposta è positiva, non siamo più realmente soli, nemmeno quando siamo soli con noi stessi, neppure nell'agonia della morte, dato che Gesù Cristo abita in noi.

Nella mia gioventù lessi con grande utilità spirituale un opera del teologo luterano e martire Dietrich Bonhoeffer, Sequela. Da sua lettura appresi la centralità della conversione per imparare a pregare. La conversione è l'anima, la forma del cristianesimo. Essa è il primo (Mc 1,15) e l'ultimo appello (Gv 21,19.22) della predicazione di Gesù, invito che continua in quella apostolica (At 2,38). La conversione sposta l'attenzione da sé all'Altro, agli altri. Mette in ricerca del baricentro eccentrico, cui la Liturgia in vari modi forma.


Qui si radica l'importanza capitale dell'Orientamento della Chiesa. Chiesa-edificio che orienta la preghiera a Dio. Chiesa in preghiera nei singoli credenti. Chiesa-popolo di Dio che celebra il culto divino. Nel trattato sulla Preghiera Origene afferma:  
l’oriente intuitivamente manifesta che noi dobbiamo pregare da quel lato, significando essa, simbolicamente, l’anima con il suo sguardo rivolto alla levata della luce vera. (cap. 32). 
La luce vera, di cui parla Origene, è il Cristo che come Sol iustitiae illumina il volto lunare della Chiesa. Tale  carattere lunare è ripreso dal Concilio Vaticano II nell'incipit della Costituzione sulla Chiesa:
Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura, illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa.

Per secoli i cristiani han pregato rivolti ad oriente in trepidante attesa del ritorno del Signore.
L'Orientamento permette di esprimere insieme due caratteri dimenticati della preghiera cristiana, la natura cosmica e quella escatologica. Tale luce non è propria della Chiesa, come la luna riflette la luce del sole, così la Chiesa riflette la Luce che brilla sul volto di Cristo.

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