mercoledì 8 febbraio 2012

Sullo strano concetto di TOLLERANZA dei cristianofobi

Sul sito della Socìetas Raffaello Sanzio produttrice dello spettacolo di Romeo Castellucci "Sul concetto di volto del Figlio di Dio" ho trovato un "appello contro l'intolleranza" proposto dall'apposito "Comitato di sostegno alla libertà di rappresentazione dello spettacolo di Romeo Castellucci al Teatro della Città - Parigi", firmato dal direttore del Teatro, Emmanuel Demarcy-Mota e dall'equipe.
Romeo Castellucci
Un appello contro l'intolleranza è spesso contraddittorio. L'intolleranza subita diventa, con l'appello contro di essa, intolleranza promossa contro chi non tollera l'offesa recatagli dallo spettacolo. Una tale reazione contraddice proprio quella libertà d'espressione cui si appellano i commedianti, esigendola solo per sé, libertà di esprimere il proprio odio contro i cristiani.
Perché solo i cristiani dovrebbero tollerare d'essere offesi senza poter reagire?
Chi offende non può invocare la libertà d'espressione, precludendola alle sue vittime. Le vittime godono prima di tutti del diritto di alzare la voce e gridare la propria protesta contro chi li ha offesi.
A tutti è richiesto di non offendere i propri simili, di rispettarli: "Non fare agli altri quel che non vuoi sia fatto a te", oppure: "Fai agli altri quel che vuoi sia fatto a te" ed anche "Agisci in modo da trattare l'uomo, così in te come negli altri, sempre anche come fine e non mai solo come mezzo".

Ma non esiste il diritto di offendere, nemmeno celando l'offesa dietro la libertà d'espressione, tanto più accompagnato dalla pretesa di non subire la logica conseguenza dell'offesa provocata, la reazione risentita delle vittime.
 Viceversa esiste il diritto di difendersi, custodendo integro il bene più prezioso, qual'è Cristo per i cristiani.
L'intolleranza è quella espressa dallo spettacolo di Castellucci.
Intolleranza verso la debolezza e la malattia dell'uomo-padre.
Intolleranza verso la condizione tragica dell'uomo-figlio.
Intolleranza verso lo sguardo silenzioso e dolce del Cristo di Antonello da Messina, il volto del Figlio di Dio.
Ovvero intolleranza verso le creature umane, verso il loro Creatore (Dio Padre) e verso il loro Salvatore (Dio Figlio), verso Cristo ed i cristiani.
L'offesa ai cristiani viene confermata dallo stesso regista Romeo Castellucci nel comunicato dove dichiara: "è questo sgurado che disturba e mette a nudo; non certamente il colore marrone che, rivelando presto il proprio artificio, rappresenta le feci".
Lo sguardo del Cristo sicuramente mette a nudo ciò che si agita nel cuore dell'uomo, ma non disturba l'uomo oppresso ed affranto, nè il padre ammalato nè il figlio che lo accudisce; disturba il potente, il violento, ma soprattutto l'indifferente ed il qualunquista. Offende proprio l'artificio del colore marrone che rappresenta le feci proprio per ciò che rappresenta e che è chiaramente evidente durante lo spettacolo.
La frase che immediatamente segue diventa allora senza dubbio una excusatio non petita, ovvero accusatio manifesta: "Allo stesso tempo [...] è completamente falso che si lordi il volto del Cristo con gli escrementi".

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