domenica 30 dicembre 2012

Simone de Beauvoir, o del nascere asessuato

Recentemente Simone de Beauvoir ha conosciuto un inaspettato successo postumo.
Prima il Gran Rabbino di Francia, rav Gilles Bernheim, poi il Papa, sua santità Benedetto XVI, hanno citato una fra le sue affermazioni  più note: "On ne naît pas femme, on le devient", ovvero: "Donna non si nasce, lo si diventa". Queste parole affilate come rasoio recidono la radice che unisce le persone alla carne umana e le donne al corpo femminile, lasciando ciascuno in balia delle proprie fobie e cupidigie, venti di tempesta alternati alla bonaccia che dominano la nuda interiorità dell'anima.

Simone de Beauvoir (1908-86)

Ovviamente i due capi religiosi non si accodano a Simone-Lucie-Ernestine-Marie Bertrand de Beauvoir per approvare il suo slogan, uno slogan che qualunque contadina illetterata sa riconoscere come una sciocchezza. Una sciocchezza che purtroppo ha fatto molta strada e altrettanti danni, poche parole ripetute da molte bocche ossequiose divenute di gran moda, hanno plasmato l'opinione pubblica. Da slogan del femminismo più radicale è stato adottato dal movimento LGBT che ne ha fatto uno dei postulati delle sue lotte politiche.

Nel penultimo post ho scritto del cosiddetto matrimonio omosessuale, ove spero di aver spiegato razionalmente perché non ritengo possibile attribuire il nome di matrimonio alle coppie omosessuali e perché reputo che il nome di matrimonio sia di esclusiva pertinenza delle coppie formate da un uomo e da una donna (MUD = matrimonio uomo donna).

Nel frattempo sul Foglio si è svolto un breve dibattito a tre sul medesimo tema.
Sabato 15 dicembre dà inizio alle danze Giulio Meotti con un articolo-intervista al filosofo inglese Rogert Scruton: "E' tutta colpa di quei sibariti di Bloomsbury".

Risponde martedì18 Angelo Pezzana con il vaticinio: "Sulle nozze gay Scruton vincerà qualche battaglia, la guerra ormai no".
Il giorno seguente, mercoledì 19, interviene Giorgio Israel: "Caro Pezzana, ecco perché col matrimonio gay non si batte l'omofobia".

Infine, il 21 dicembre, Sandro Magister spara una doppia bordata alla ideologia gender (più che filosofia si tratta di una ideologia), con l'articolo: "Il papa e il rabbino contro la filosofia del "gender"" pubblicato sul suo sito Chiesa. La prima bordata è assestata dal saggio di Gilles Bernheim, Gran Rabbino di Francia: "Ce que l'on oublie souvent de dire", ovvero "Ciò che si dimentica sovente di dire". Pubblicato il 17 ottobre scorso è il suo autorevole contributo al dibattito pubblico che si sta svolgendo in Francia, un acceso dibattito innescato dal progetto di legge del governo socialista che vorrebbe introdurre il matrimonio gay; la legislazione francese  già riconosce con i PACS molteplici diritti alle coppie di fatto, sia etero che omosessuali.

Gilles Bernheim, Gran Rabbino di Francia

La seconda bordata è stata assestata da Benedetto XVI con il discorso tenuto in occasione degli auguri natalizi della Curia Romana. Uno dei temi principali del discorso papale è la critica della ideologia gender, il papa cita e loda il saggio scritto dal Gran Rabbino di Francia: "Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio [...]". Non è usuale che il capo della Chiesa Cattolica, ancorché erede del pescatore galileo Simon Pietro, in un suo intervento ufficiale non solo citi un Rabbino, ma pubblicamente lo lodi ed in qualche modo faccia proprio il suo pensiero.

Il saggio di Rav Bernheim si compone di due parti: nella prima analizza e vaglia criticamente gli argomenti dei favorevoli al riconoscimento legale del matrimonio omosessuale, nella seconda parte approfondisce le premesse sottese ai vari argomenti e riuscendo così a confrontare le due visioni del mondo. Egli identifica correttamente la vera posta in gioco: non "una tappa della lotta democratica contro l'ingiustizia e le discriminazioni", giudizio di uno che se ne intende di discriminazioni e quindi assolutamente affidabile e certo, bensì: "la negazione delle differenze sessuali" in nome di una ideologia antiumana.
Ma è nell'introduzione che Rav Bernheim da il meglio di sé. Egli rifiuta con mite decisione la scelta, fatta da alcuni responsabili religiosi, di autocensurarsi in nome dell'ideologia laicista di separazione tra lo Stato e le visioni del mondo dei cittadini sia religiose che non religiose, preferendo il principio anglosassone di laicità che accoglie nel dibattito pubblico tutte le voci, religiose e non, e afferma: "Ho sempre visto come un dovere l'impegno intellettuale nelle grandi scelte della storia e in primo luogo nelle grandi scelte del mio paese", poi aggiunge: "Il mio intervento è espressione riflessa della solidarietà che mi lega alla comunità nazionale di cui faccio parte".

Albert Durer, Adamo e Eva
In conclusione, in nome dell'umanesimo biblico e del senso comune, entrambi universali, affermiamo che la differenza sessuale inscritta nella coppia umana costituita dall'uomo e dalla donna è un dato con un fondamento naturale non una sovrastruttra culturale.

domenica 9 dicembre 2012

Lettera aperta alla Chiesa Cattolica di Brescia

Non a noi Signore, non a noi, ma al tuo Nome dà gloria
(Sal 115,[113B],1)
Ringrazio Dio Padre per te, Santa Chiesa Cattolica di Brescia che sei mia madre, avendomi rigenerato nel battesimo e inserito nella Comunione della santissima Trinità. Accetto fin d’ora le decisioni che il vescovo Luciano prenderà dopo le riflessioni svolte dal Sinodo sulle unità pastorali; al riguardo ti scrivo le mie perplessità, mosso non dall’animosità, né dal risentimento, bensì dall’amore filiale; altresì ti confido le mie preoccupazioni rispetto alla tua odierna situazione.

mons. Luciano Monari vescovo di Brescia
Il drammatico raffreddamento della fede di molti cristiani - laici, religiosi e chierici – è un grave pericolo, se non già tragica realtà e può celarsi dietro l’apparente vivacità riorganizzativa. Il freddo che attanaglia la fede di molti è segno che la fede può perire, residuando quale reperto di antichi splendori il solo dono divino della fede, disincarnato dall’intelligenza e volontà umane, rimane fede inerte, custodita sotto una campana di vetro.
L’apparente vivacità riorganizzativa è l’ultima maschera dietro la quale si finge o ci s’illude di credere; grandi spazi organizzati, tanti impegni pastorali, tante parole umane (forse anche le mie) che riempiono di niente la mente e il cuore e non lasciano spazio all’Unico Necessario, il Dio vivo e vero. Anche Marta, sorella maggiore di Lazzaro, era presa dalle molte preoccupazioni per accogliere come si deve nella sua casa Gesù e la sua compagnia… tutte cose molto importanti per lei, ma non necessarie a Lui. Anche oggi siamo afflitti dalla sua santa frenesia; per riuscire a parlare con un ministro di Dio spesso non è sufficiente prendere appuntamento, bisogna anche sperare di non essere rimandati per sopraggiunti impegni più urgenti o importanti. Così noi e i nostri figli, adeguatamente riempiti di cose materiali e di molti impegni, torniamo a casa e non troviamo l’unica cosa veramente necessaria: qualcuno che ci accolga, e che ci ascolti, questo è ciò che tutti cerchiamo, anche Gesù. E noi, uomini e donne impegnati nella pastorale - vescovi, preti, diaconi, frati, suore, catechisti, operatori pastorali, animatori - così indaffarati e così pieni dei nostri impegni, ascoltiamo l’unico Signore? Parafrasando san Giovanni, possiamo affermare in verità di ascoltare Dio che ci parla e che non vediamo, se non ascoltiamo i fratelli che vediamo?
Mi sembra che nelle comunità parrocchiali della nostra Diocesi, prevalga nettamente la dimensione petrina della Chiesa, dimensione fatta di ministeri e molte attività pastorali, mentre manchi quasi del tutto la dimensione mariana della Chiesa, ovvero l’ascolto, l’adorazione, l’amore del Signore. Il clero spesso si è laicizzato, illudendosi così di avvicinarsi al mondo, ed il laicato sovente si è clericalizzato, credendo di avvicinarsi a Dio; ma ciò non significa forse scimmiottare ciò che non si è, perdendo l’unica opportunità di diventare se stessi? Corresponsabilità non significa che tutti fanno tutto, ma ciascuno fa ciò che è: il prete faccia il prete, la suora faccia la suora, gli sposi facciano gli sposi. Questa confusione dei ruoli è un segno della fase adolescenziale che affligge le Chiese in Occidente da vari decenni.
Altro segno della decennale adolescenza è il ripiegamento su di sé, la lunga riflessione, l’esasperante discussione sul tipo di chiesa: preconciliare/conciliare, della testimonianza/della mediazione, tradizionale/postmoderna, dialogica/missionaria, della giustizia sociale e della pace/della difesa della vita e dei principi irrinunciabili, locale/universale… sembra di sentire la Chiesa di Corinto, aspramente ripresa dall’apostolo Paolo perché divisa tra fautori di Apollo, di Paolo e di Cefa. Ancora oggi siamo divisi in molte più fazioni perché ciò che cerchiamo di realizzare è il nostro progetto di chiesa, invece che cercare di attuare il progetto di Gesù Cristo sulla sua Chiesa; cerchiamo ancora la nostra volontà, demoniaca come ebbe a chiarire Gesù a Simon Pietro, al posto della santa Volontà di Dio.
Siamo fermi a questa fase di crescita, ora basta. Andiamo avanti, alziamo lo sguardo dall’ombelico della chiesa e teniamolo fisso su Gesù, l’autore della nostra fede. Dedichiamo seriamente tempo alla preghiera, per chiedere come Salomone un cuore che sappia ascoltare, come quello di Maria nostra madre, ascoltiamo realmente il prossimo che vediamo e faremo vero ascolto del Signore che ancora non vediamo. Per rinunciare alla nostra volontà e fare la volontà di Dio, la sola che ci introduce nella pace.

   
Un ultimo appunto al titolo vagamente beat che è stato dato al Sinodo: “Comunità in cammino". Esso evoca il viaggio come senso e meta ultima del cammino, così com’è proposto da Jack Kerouac nel romanzo On the Road!
Siamo in cammino, ma verso dove, per quale meta?
Tutte ciò che vive, è inesorabilmente in cammino verso la morte, una meta universale che ciascuno di noi, in quanto creatura mortale, condivide con l’umanità e con gli esseri viventi; ma la morte non può essere la meta finale della Chiesa, nata dal mistero pasquale di Gesù; come Chiesa siamo in cammino verso il Regno, verso il Re che ritorna per giudicare.
Quale motivo ci mette in cammino, quale desiderio, quale spirito?
Il desiderio urgente di comunicare ciò che ci ha sorpresi come la vergine Maria quando corse da Elisabetta, oppure il bisogno urticante di fuggire dal vuoto che ci attanaglia le viscere come gli apostoli la notte della passione? Ci muove lo Spirito Santo di Dio o il volubile ed instabile spirito del tempo? Il dovere di annunciare il Vangelo a ogni creatura come l’apostolo Paolo, ovvero la volontà di fuggire dalla propria missione come il profeta Giona?
I padri del deserto insegnano unanimi a restare nella propria cella; per i monaci la cella è anche la propria stanza, ma soprattutto indica il cuore, la vita, dalla quale spesso si cerca di fuggire, come i due figli del Padre misericordioso; fuga che porta a vivere fuori da se stessi, come il figlio minore, oppure come il maggiore, a voler restare fuori di casa; ma solo chi rientra in se stesso può entrare in casa. Se non amiamo il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, siamo terra deserta, inaridita, senza acqua, restiamo dei patetici assetati che s’illudono di dare l’acqua viva che non hanno. Dobbiamo scavare più a fondo, svuotarci di noi stessi per lasciar posto a Dio. Solo a questa condizione diverremo lampada che brilla, perché lasceremo risplendere in noi la luce di Cristo, non più offuscata dalle nostre pallide luci. Cristo, non la Chiesa, è la luce delle genti.

giovedì 29 novembre 2012

MUD & F2PM

 

Il cosiddetto matrimonio tra omosessuali e la possibilità che tali coppie adottino dei figli sono due questioni che fan parte dell’emergenza antropologica, denunciata un anno orsono nella lettera aperta al Partito Democratico da quattro storici rappresentanti della sinistra italiana: Pietro Barcellona, Paolo Sorbi, Mario Tronti e Giuseppe Vacca.
Nel cosiddetto mondo civile da alcuni anni assistiamo al brutale tentativo di riscrivere due realtà fondanti la società umana, il matrimonio e la famiglia, misconoscendo il valore ed il significato della differenza sessuale. La differenza o diversità sessuale è formata esclusivamente da due generi: il maschile ed il femminile. Tale diversità è costitutiva della natura umana e riguarda tutto l'essere umano, il dato fisico-corporeo come il lato psichico-spirituale. Misconoscere tale differenza ha due conseguenze: in campo matrimoniale non si percepisce più che la diversità sessuale sia condizione necessaria per il matrimonio, poiché esso non può prescindere da un marito e da una moglie; in ambito familiare non si riconosce più la necessità per il bambino di un padre e di una madre e che quindi ne abbia anche diritto.
Il cosiddetto matrimonio tra omosessuali è riconosciuto per legge nei Paesi Bassi (2001), Belgio (2003), Spagna e Canada (2005), Sudafrica (2006), Norvegia e Svezia (2009), Portogallo, Islanda e Argentina (2010). In questi paesi il cosiddetto diritto di sposare partner dello stesso sesso comporta anche il cosiddetto diritto di adottare figli, con la sola eccezione del Portogallo, dove non è consentita l’adozione alle coppie omosex.
Degno del teatro dell'assurdo è l'esito di tale ripiegamento culturale, visibile in Spagna con l'abolizione per legge dei nomi di “padre” e “madre” e la loro sostituizione con definizioni burocratico-geometriche “genitore A” e “genitore B”, nell'assurda convinzione  che "legifero ergo sum". La legge umana, invece di limitarsi a normare la vita, difendendo i più deboli dai soprusi dei violenti, si erge a Intelletto Divino Creatore che fa tabula rasa degli esistenti originari, il padre e la madre, e disegna sul foglio bianco del deserto sociale i due nuovi punti d'origine di due semirette, il genitore A e il genitore B. Non so davvero se tale atto creatore vada celebrato con il Requiem per la dipartita della ragione umana o con il Dies ira per l'umanità violata.
Altri paesi hanno invece preferito tutelare i diritti delle coppie conviventi introducendo nelle proprie legislazioni le Unioni Civili, aperte a coppie eterosessuali ed omosessuali, sono: Danimarca (1989), Francia (1999), Germania (2001), Finlandia (2002), Nuova Zelanda (2004), Regno Unito (2005), Repubblica Ceca (2006), Svizzera (2007), Uruguay, Colombia ed Irlanda (2011). Alcuni paesi prima hanno introdotto tali Unioni Civili, poi anche il cosiddetto matrimonio omosex: Paesi Bassi (1998), Norvegia (1993), Svezia (1995) e Islanda (1996). I governi di Francia e del Regno Unito stanno ufficialmente preparandosi a introdurre il cosiddetto matrimonio omosex.
Ciò che si vuole cambiare non è l’idea di matrimonio o l’idea di famiglia, ma la loro realtà di fondo, realtà comune a tutte le varie forme di matrimonio e che permane identica dentro di esse. Lungo il corso dei secoli vi sono state idee diverse di matrimonio e di famiglia. Il matrimonio come contratto dove c’era un venditore (il padre della sposa), un acquirente (il marito) e dei beni che passavano di proprietà (la sposa e la sua dote); oppure il matrimonio come relazione tra due persone, fondato sulla libertà di entrambi i coniugi e sulla reciprocità della promessa di fedeltà. La famiglia patriarcale composta dalla famiglia del patriarca e dalle famiglie dei suoi figli; oppure la famiglia nucleare formata da una coppia eterosessuale e dai loro figli. Queste sono idee anche molto diverse di matrimonio, ma che hanno in comune la realtà di un uomo e di una donna, su cui si fonda la famiglia.
Il cosiddetto matrimonio tra omosessuali cambia la sostanza delle cose, tanto da rendere inadeguato il nome tradizionale di matrimonio. Una coppia omosessuale è sterile, non può generare figli perché la natura sessuata della specie animale cui anche l’uomo appartiene richiede necessariamente per procreare due individui di sesso diverso e complementare, mentre una coppia di soli maschi o di sole femmine non può figliare.
I nomi con cui chiamiamo le cose, esprimono cosa è quella cosa, la sua natura propria. Il nome di “matrimonio” manifesta la funzione sociale dell’unione tra un uomo ed una donna, l’orientamento alla generatività intrinseco in quel legame; cosicché l’istituto matrimoniale serve a tutelare i soggetti più deboli: i figli e la madre.
Questa verità delle cose non è stabilita dalla Chiesa Cattolica, bigotta ed oscurantista, ma è propria della loro natura; per i credenti la natura delle cose esprime la volontà divina. Ciò che sorprende amaramente è che la Chiesa sia quasi la sola a riconoscere, a dichiarare e a difendere questa banale verità dell’uomo. Ma ormai la Chiesa non è più la sola, perché sempre più uomini e donne, credenti ed atei, eterosessuali ed omosessuali, si dichiarano contro il cosiddetto matrimonio omosex, come l’attore Rupert Everett e lo stilista Karl Lagerfeld, il politico francese Henri Emmanuelli, già presidente dell'Assemblea Nazionale. Recentemente in Francia ha registrato notevole successo la mobilitazione pubblica per il MUD (Matrimonio Uomo Donna) e per il F2PM (Famiglia Figli Padre Madre) sotto le insegne de: “La Manif pour Tous”.
Manifestazione del 17 novembre 2012 a Parigi
La verità del MUD, Matrimonio tra un Uomo ed una Donna, è così evidente che per secoli non c’è stato alcun bisogno di proclamarla ad alta voce. Oggi chi osa dichiarare questa banale verità, rischia di essere accusato di omofobia, solo per farlo tacere senza la fatica di rispondere alle sue argomentazioni e senza prendere in considerazione la natura concreta dell’uomo. La questione del cosiddetto matrimonio omosex, non è una questione di diritti negati agli omosessuali, infatti, nei paesi che hanno già introdotto il cosiddetto matrimonio omosex, i diritti delle coppie gay sono già legalmente affermati, è una battaglia ideologica per scardinare le fondamenta della società, per eliminare il principio di realtà o senso comune e affermare una libertà assoluta, incorporea, nutrita solo di desideri.
Noi uomini non siamo solo i nostri desideri, buoni o cattivi che siano, siamo un anima incarnata, un corpo animato. Siamo tra il cielo, la terra e gli inferi. Siamo uno spirito ragionevole e libero come gli spiriti creati (angeli e demoni). Siamo un’anima istintiva come gli animali irrazionali guidati dagli istinti. Siamo un corpo materiale come le cose inanimate. Solo in noi uomini trovano unità tutte le dimensioni create e proprio a noi sono affidate perché le edifichiamo armoniosamente. La nostra sessualità, il nostro essere uomini e donne, non riguarda solo una delle sfere di cui siamo composti, i nostri corpi sempre meravigliosi anche quando brutti e vecchi, ma riguarda anche la nostra anima che è maschile o femminile e che non sempre risplende delle sue virtù, ma più spesso, ahimè, s’intristisce e deperisce in una libertà illusoria.

sabato 3 novembre 2012

Comunione dei Santi secondo Dante

Donna è gentil nel ciel che si compiange
di questo 'mpedimento ov'io ti mando,
sì che duro giudicio là sù frange.
Questa chiese Lucia in suo dimando
e disse: - Or ha bisogno il tuo fedele
di te, e io a te lo raccomando -.
Lucia, nimica di ciascun crudele,
si mosse, e venne al loco dov'i' era,
che mi sedea con l'antica Rachele.
Disse: - Beatrice, loda di Dio vera,
ché non soccorri quei che t'amò tanto,
ch'uscì per te de la volgare schiera?
Non odi tu la pieta del suo pianto,
non vedi tu la morte che 'l combatte
su la fiumana ove 'l mar non ha vanto? -.

 Al mondo non fur mai persone ratte
a far lor pro o a fuggir lor danno,
com'io, dopo cotai parole fatte,

venni qua giù del mio beato scanno,
fidandomi del tuo parlare onesto,
ch'onora te e quei ch'udito l' hanno".

Raffaello, Madonna Sistina
Poscia che m'ebbe ragionato questo,
li occhi lucenti lagrimando volse,
per che mi fece del venir più presto.
E venni a te così com'ella volse:
d'inanzi a quella fiera ti levai
che del bel monte il corto andar ti tolse.
Dunque: che è perché, perché restai,
perché tanta viltà nel core allette,
perché ardire e franchezza non hai, 
poscia che tai tre donne benedette
curan di te ne la corte del cielo,
e 'l mio parlar tanto ben ti promette?".
(Inferno II,94-126)

Con queste parole Virgilio illustra a Dante l'origine celeste della missione che ha da compiere a suo favore, missione che Virgilio ha ricevuto da Beatrice, che l'ha ricevuta da santa Lucia, che l'ha ricevuta da Maria santissima: il Cielo intero s'è messo in cammino per recuperare Dante smarrito, poiché sta scritto: "C'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte" (Lc 15,10).
La Teologia, personificata da Beatrice, illustra alla Filosofia, personificata da Virgilio, la missione che devono assolvere insieme. "La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità" (Fides et Ratio 1). Ali date da Dio all'uomo perché salga la scala che il Signore gli ha calato, scala che è il suo Verbo incarnato.
Raffaello, Stanza della Segnatura, Disputa del ss. Sacramento

Il Verbo incarnato in quanto uomo crede in Dio ed in quanto Figlio conosce il Padre che il Figlio, tramite la sua umanità, ha mostrato e fatto conoscere agli uomini, suoi fratelli, affinché anche loro, fidandosi di Lui, Dio visibile, imparino a fidarsi del Dio invisibile e fidandosi a conoscerlo come Padre e a riconoscersi come fratelli.
Raffaello, Stanza della Segnatura, Scuola di Atene
Beatrice risponde alla di lui domanda (Inf II,82-84) circa "la cagione" del suo venire e confessa: "Amor mi mosse" (Inf II, 72): il Motore è Dio, Amore assoluto, com'è rivelato dal discepolo prediletto del Signore: "Dio è amore" (1Gv 4,8); Amore divino che s'incarna nell'amore umano di Beatrice per il suo divoto, il quale contemplerà alfine nel volto della "Vergine Madre, figlia del tuo figlio [...] l'amor che move il sole e l'altre stelle" (Par XXXIII,1.145), cioè la Causa prima e ultima, Causa eziologica e finale del moto degli Astri e di ciò che gli astri influenzano, ossia tutto ciò che avviene nel mondo ipolunare (teologia astrologica o astrologia teologica). Amore che in sommo grado guidò la "Donna che è gentile nel cielo" (Inf II,94), Maria santissima che diede inizio alla triplice missione a favore di Dante, prima delle "tre donne benedette" (Inf II,124) che curano il suo bene in cielo. La Madonna innescò quella celeste slavina di missioni-intercessioni e chiamò santa Lucia a proteggere il suo fedele. La vergine di Siracusa e martire di Cristo, mossa dalla Vergine delle vergini e Regina dei martiri, andò da Beatrice mentre "sedea con l'antica Rachele" (Inf II,102), personificazione della divina contemplazione, cosa che sola giustifica il nome di Beatrice-teologia e la sua missione. In sintesi: Maria santissima manda santa Lucia, santa Lucia manda Beatrice, Beatrice manda Virgilio, prima di guidare personalmente il suo diletto schiavo d'amore.
Ecco, questa è la Comunione dei Santi del cielo e della terra.
Domenico da Tolmezzo, Pala di santa Lucia, 1500

Accanto al versante discendente, fiumi di grazia che l'intercessione della Chiesa trionfante riversa sulla chiesa pellegrinante, la Comunione dei Santi comprende un secondo versante che ascende dalle nostre umane miserie e debolezze. Ogni santo giorno del calendario c'è la memoria di parecchi Santi, tutti a nostra disposizione, purché ne chiediamo umilmente l'intercessione. Non temiamo di rivolgerci ai nostri fratelli in cielo e chiediamo l'aiuto ad un Santo tutti i  giorni che Dio ci dà, chiediamogli di chiedere a Maria, Regina dei santi e Madre della Chiesa, di rivolgersi a suo Figlio perché ci dia grazia.

lunedì 22 ottobre 2012

Sul premio Nobel per la pace 2012 alla UE

Il Comitato Norvegese del premio Nobel per la Pace ha assegnato l'edizione 2012 all'Unione europea "per aver contribuito per oltre sei decenni al progresso della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani".
Thorbjørn Jagland Presidente del Norwegian Nobel Committee annuncia il Nobel per la pace 2012
L'Unione europea ha veramente fatto ciò?
Veramente ha dato un tale contributo alla crescita di pace, riconciliazione, democrazia e diritti umani da meritarsi il prestigioso riconoscimento?
E ciò per "oltre sei decenni", ovvero da prima il 1952. Curiosamente nel 1952, il 27 maggio, venne firmato il Trattato istitutivo della Comunità Europea di Difesa (CED), mai entrato in vigore perché respinto il 30 agosto 1954 dall'Assemblea Nazionale francese, passo non portato a compimento che sarebbe stato necessario per indirizzare l'integrazione europea anche verso lidi politico-militari. Prima del 1952 avvennero due fatti storici decisivi: il 9 maggio 1950 la Dichiarazione Schuman con la quale ebbe inizio l'integrazione europea con la condivisione delle risorse legate all'acciaio e che sfociò nel Trattato di Parigi, firmato il 18 aprile 1951, istitutivo la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA).
In definitiva il premio Nobel è ben meritato?
Non credo.
E siccome chi controlla il passato, controlla anche il presente e quindi ipoteca il futuro, bisogna sottoporre a verifica storica le motivazioni della decisione politica presa dal Norwegian Nobel Committee.
 Chi è il Norwegian Nobel Committee?
Il Comitato Norvegese per il Nobel è formato da cinque membri, eletti dallo Storting (il Parlamento norvegese) con un mandato quinquennale; gli attuali componenti sono così presentati sul sito del Comitato:
Thorbjørn Jagland - Presidente: Segretario generale del Consiglio d'Europa. Membro Laburista dello Storting (1993-2009). Primo ministro (1996-1997). Ministro degli Esteri (2000-2001). Presidente dello Storting (2005-2009). Membro del Comitato dal 2009, nominato per il periodo 2009-2014.
Kaci Kullmann Five - Vicepresidentessa: Presidentessa dei giovani conservatori (1977-1979). Membro dello Storting (1981-1997). Ministro del commercio, della navigazione e degli affari europei (1989-90). Presidentessa del Partito Conservatore (1991-1994). Membro del Comitato dal 2003, riconfermata per il periodo 2009-2014. 
Inger-Marie Ytterhorn: Consigliere politico anziano del gruppo parlamentare del Partito del Progresso. Membro dello Storting (1989-93). Membro del Comitato ad hoc della legge elettorale (1998-2001). Membro del Comitato dal 2000, riconfermata per il periodo 2012-17. 
Berit Reiss-Andersen: Avvocato presso lo studio legale Reiss-Andersen & Co. Presidentessa dell'Ordine degli Avvocati norvegese dal 2008. Segretario di Stato del Dipartimento di Giustizia (1996-97). Membro del Comitato dal 2012, nominata per il periodo 2012-2017. 
Gunnar Stålsett: Leader del Partito di Centro (1977-1979). Vescovo di Oslo (1998-2005). Membro del Comitato negli anni 1985-1990, 1994-2002 e dal 2012-17.
Bandiera del Regno di Norvegia
Come si vede è un organo totalmente politico perché nominato integralmente dal Parlamento Norvegese e per il carattere esclusivamente politico degli eletti.
Tre su cinque sono stati parlamentari (Jagland, Kullmann Five e Ytterhorn), di cui uno Presidente del Parlamento (Jagland).
Tre sono stati leader nazionali di partiti norvegesi: Jagland dei Laburisti (1992-2002), Kullmann Five dei Conservatori (1991-94), Stålsett dei Centristi (1977-79).
Tre sono stati membri del Governo: Jagland, Kullmann Five e Reiss-Andersen per i Laburisti.
Uno è stato vescovo luterano di Oslo.
Tutto si può dire, tranne che non sia un organo politico, cesellato con il manuale Cencelli quale specchio del Parlamento Norvegese: il Partito Laburista, quale primo partito norvegese, ha due membri (Jagland e Reiss-Andersen), i Partiti Conservatore (Kullmann Five), del Progresso (Ytterorn) e di Centro (Stålsett) hanno un membro a testa.
La Norvegia ha sottoposto due volte a verifica referendaria l'adesione alla CEE/UE, nel 1972 e nel 1994 ed in entrambi i Referendum la maggioranza bocciò l'adesione (53,5% e 52,2%). Il primo tentativo, contrattato dal Governo Norvegese con l'allora CEE, era già stato approvato dal Parlamento con un'ampia maggioranza, ma la sonora bocciatura referendaria provocò le dimissioni del primo ministro laburista Trygve Bratteli e nuove elezioni.
Infine è interessante verificare le posizioni dei partiti norvegesi rispetto all'adesione all'Europa: Laburisti e Conservatori sono gli unici partiti filo-europei, prevalentemente ma non strenuamente; tutti gli altri Partiti sono fieramente contrari.
Forse perché la ricca Norvegia diverrebbe contribuente netto delle casse UE?

Bandiera della UE
Senza dubbio anche la Ue ed i suoi numerosi predecessori UEO, CECA, CED, EURATOM, CEE, CE e Schengen ha dato un piccolo contribuito a far progredire nel subcontinente europeo pace, riconciliazione, democrazia e diritti umani. Un subcontinente che ha conosciuto nel secolo scorso una lunga Guerra Civile Europea (1914-99), per comodità o stupidità divisa in più periodi:
  1. Prima Guerra Mondiale (1914-18)
  2. Seconda Guerra Mondiale (1939-45)
  3. Guerra fredda (1949-89)
  4. Guerre jugoslave (1991-99): Slovena (1991), Croata (1991-95), Bosniaca (1992-95), Kosovara (1996-99)
La Guerra Civile Europea che iniziò nei Balcani, nei Balcani è quasi finita. Quasi perché il Kosovo è un Protettorato Internazionale; ha proclamato l'Indipendenza nel 2008, ma non è ancora riconosciuto a livello diplomatico, soprattutto dalla Serbia dalla quale si vorrebbe separare; nel Kosovo sono ancora dispiegate le forze ONU-KFOR.

Dove sono "i sei decenni di pace e riconciliazione" per cui la UE meriterebbe il Nobel?

I tre Presidenti della UE: Barroso (Commissione - PPE, Portoghese), Van Rompuy (Consiglio - PPE, Belga), Schultz (Parlamento - PSE, Tedesco)
Dopo la Seconda Guerra Mondiale ebbe inizio il processo di integrazione europeo, presto deragliato involvendo in senso burocratico-economicistico.
La UE è nata durante la Guerra Fredda nel campo occidentale e grazie all'appartenenza di tutti i paesi fondatori alla NATO ha conservato la libertà politica.
Grazie al piano Marshall statunitense ha potuto riprendersi economicamente e promuovere lo sviluppo economico.
Grazie all'opera morale di Giovanni Paolo II la cortina di ferro è caduta e l'Europa dell'est ha ritrovato la libertà.
Quindi l'indipendenza politico-militare, lo sviluppo economico e la libertà del subcontinente europeo sono state ottenute e garantite non dalla UE, ne dai suoi predecessori, ma da altri attori rispetto all'Europa, soggetti esterni all'Europa o più ampi della UE stessa: la NATO, gli USA, il Vaticano di papa Wojtyla.
Alla prova del nove l'Europa ha fallito miseramente, mostrando l'inconsistenza storico-politica del processo integrativo in corso.
Quando si trattò di risolvere pacificamente le gravi questioni jugoslave, tenute in congelatore dalla dittatura comunista di Tito, non è riuscita a evitare le Guerre, ne è riuscita a farle cessare da sola, ma necessitò dell'intervento della NATO e degli USA. Cosa che si è ripetuta anche nella guerra del Kosovo.

martedì 16 ottobre 2012

Quale Dio è morto secondo Nietzsche?

mons. Gerhard Müller
Leggendo sul Foglio di sabato scorso l'intervista a mons. Gerhard Müller, pro-prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede mi son chiesto QUALE DIO NIETZSCHE HA DICHIARATO MORTO?
Esiste, infatti, una sola realtà di Dio, una sola Sostanza divina, ma non esiste un solo concetto di Dio, bensì molte idee, diverse tra loro e nessuna equivalente.

Friedrich Nietzsche
C'è il Dio di Kant; ironia della sorte il filosofo di Konigsberg, colui che precluse alla ragione umana la possibilità di conoscere Dio e lo ridusse a mero postulato della morale, portava il bel nome messianico di Emmanuele che significa Dio con noi; ovviamente Dio era anche con lui, mentre lui era su Dio solo con la sua ragion pratica e non con la sua ragione pura, intimemente scisso nella sua ragione.
Il povero Federico N. fu quindi un buon medico necroscopo, egli si prese la briga di stilare ufficialmente il certificato di morte, senza cui non si può procedere a seppellire il cadavere del concetto kantiano di Dio.
Immanuel Kant

Il Dio vivo e vero, può subire questa tremenda menomazione, esser ridotto alla mera voce della coscienza? Kant ebbe la pretesa assurda che l'intima presenza divina che risuona come voce e come luce illumina la coscienza di ogni uomo, dovesse risuonare nella sola coscienza individuale senza anche risplendervi ed illuminare la vita, la natura e la storia dei singoli e dei popoli. E l'umanità dovette subire le infauste conseguenze di tale riduzionismo intimista della nozione di Dio.
Dio non può essere solo voce che grida nel deserto della coscienza del singolo individuo.
C'è il Dio dei mistici e dei profeti, Fuoco che arde nelle loro ossa, marchia la loro carne e sopravanza le capacità intellettive, facendoli ora gemere di stupore, ora protestare che Dio non è così, è più grande, è "Id quo maius cogitari nequit", ora tacere ammutoliti perché Dio è sovra-razionale e gli strumenti del pensiero e del linguaggio di cui gli uomini sono dotati, sono inadeguati a pensarlo e a dirlo.
C'è il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio di Gesù Cristo, della Chiesa e di Pascal.
Blaise Pascal

domenica 16 settembre 2012

Materialismo economico della classe dirigente europea


Ho letto con interesse l'articolo di Giuseppe Vegas, pubblicato sul Foglio del 13 settembre 2012, col titolo: "Perché la soluzione della crisi finanziaria europea è anzitutto geopolitica" (questo link apre l'elenco della rassegna stampa, scorrendola fin quasi in fondo trovate il link al testo integrale dell'articolo). L'autore è un personaggio poliedrico, grande esperto di finanza pubblica, è giurista, giornalista e docente universitario; è stato sottosegretario, viceministro e parlamentare; dal gennaio 2011 è Presidente della Consob: rappresenta a pieno titolo la classe dirigente del nostro paese.
Una classe dirigente che dimostra di aver capito ben poco della crisi che attanaglia l'Europa o €.p.A.
La crisi non è solo economica, come crede Vegas, è politica, culturale, spirituale. Ergo la sua soluzione non può che essere spirituale, culturale, politica e dulcis in fundo economica. Chi è l'Occidente di cui si parla? Quale identità ha? Che progetti e ambizioni coltiva? Mohammed Morsi, fratello mussulmano e presidente egiziano, ha dichiarato: "Il Profeta è una riga rossa che nessuno deve toccare". Credo che abbia fatto bene a ricordare all'Occidente che esistono valori intangibili, per difendere i quali si è pronti a battersi fino alla morte. La questione, infatti, è la seguente: l'Europa ha una riga rossa? C'è ancora qualcosa di inviolabile per noi occidentali,oppure siamo divenuti così cinici da credere che tutto abbia un prezzo, tutto sia mercificabile? Il relativismo ha forse ingoiato ogni riga rossa, ogni valore intoccabile, lasciando l'Occidente interiormente vuoto, senza fibra morale perché senza fede in alcunché?

"L'Europa è la dimostrazione pratica che il benessere dei cittadini dipende da uno sviluppo economico generalizzato che non si è mai realizzato in paesi che non fossero democratici". Questa è la sintesi del pensiero di Vegas e delle classi dirigenti europee, pensiero che potremmo definire MATERIALISMO ECONOMICO. Ambiguamente Vegas ha lasciato il concetto chiave, benessere,  privo di ogni specificazione, ma dal contesto emerge chiaramente un solo aggettivo: si sta parlando del benessere materiale. Esso è sufficiente? è vero benessere quello ridotto alla ricchezza materiale? Il solo buon senso ci dice che il benessere materiale non è sufficiente senza il benessere spirituale e morale. Anche il Vangelo insegna l'integrità del benessere materiale e spirituale: con la parabola dei talenti (Mt 25,14-30) auspica l'iniziativa privata e l'arricchimento, mentre con la parabola del ricco stolto (Lc 12,13-21) condanna ogni cupidigia e invita ad arricchirsi anche presso Dio e non solo per sé.
Quindi Vegas ripete il ritornello che lega lo sviluppo economico alla democrazia; vero sul piano storico fino a qualche decennio fa, ma ormai palesemente smentito dai paesi a capitalismo autoritario come la Cina, dove lo sviluppo economico anche diffuso si sta realizzando in un paese non democratico.
La madre di tutte le questioni non è il mantenimento dell'euro come afferma Vegas. Una moneta imposta dalla Francia alla Germania quale condizione per la sua riunificazione e che si è ritorta nell'imposizione all'Europa del modello economico tedesco. Moneta unica e progetto politico-costituzionale fatti senza voler consultare tutti i popoli europei coinvolti, anzi obbligando quei pochi che han potuto votare, a modificare il proprio responso per adeguarlo alla volontà dell'elite tecnocratica che ci governa (Danimarca 1992 bocciato, approvato nel 1993; Irlanda 2008 respinto, approvato nel 2009). Questa la chiamano democrazia. Per correttezza devo precisare che in taluni paesi il responso negativo è stato accettato (Norvegia 1972 e 94, Danimarca 2000, Irlanda 2001, Svezia 2003, Francia 2005). A mio avviso madre di tutte le questioni è la rifondazione della UE sulla realtà storica e geopolitica dell'Europa, abbandonando l'idea utopica di Europa coltivata e affermata da alcune sue elite. La realtà dell'Europa è che essa si abbevera alle radici cristiane, oppure non è, autodestinandosi al declino fino alla scomparsa dal mondo dei vivi per entrare nel museo della storia.

Vegas annuncia la sua profezia: "L'euro è soprattutto il simbolo dell'unione politica che verrà". A mio avviso un simbolo diabolico, ovvero, un simbolo divisivo e non unitivo che nega ciò che afferma, una contraddizione. L'unione politica che verrà, disperiamone, è quella che alcuni, pochi, hanno voluto e vogliono, edificandola sulle labili fondamenta dell'economia e contro la storia comune del continente europeo. Un continente che non è geograficamente tale, essendo mera propagine occidentale, Europa appunto, del grande continente euro-asiatico, i cui confini sono di difficile identificazione, essendo soprattutto culturali, una geografia dell'anima. E come tutte le case costruite sulla sabbia, anche l'€ crollerà.

 
Da profeta Vegas diventa anche legislatore supremo: "L'euro è irrinunciabile, e dunque l'Europa esiste".
Ecco raggiunto l'acme della follia o stupidità dei tecnocrati. Come dire che l'umanità esiste perché c'è l'esperanto, oppure far discendere il territorio concreto dalla cartografia. L'Europa esiste da molti secoli e nella sua storia millenaria ha anche inventato una moneta unica senza uno Stato.
Il salto culturale che anche Vegas auspica è possibile solo poggiando le piante dei piedi sul solido terreno della realtà storico-geografica, non sulla sabbia delle utopie, letteralmente le senza luogo.
Infine il profeta e legislatore si cimenta anche da storico: "la Rivoluzione francese prima e Napoleone Bonaparte dopo, aprirono i mercati e fecero entrare nel gioco dell'economia il Terzo stato". Penso che anche in questo caso Vegas abbia capovolto i rapporti di causa ed effetto. Mi sembra di ricordare da profano che il Terzo stato sia entrato nel gioco dell'economia prima della Rivoluzione francese e che questa sia il risultato anche dell'ingresso della Borghesia nel gioco economico avvenuta per motivi non solo logici (la causa eziologica precede sempre i suoi effetti) ma anche cronologici prima della Rivoluzione francese.

domenica 9 settembre 2012

Apologia della cenere. In morte del card. Martini



Ho letto l'ultima intervista al card. Martini pubblicata sul Corriere, correttamente intitolata "Chiesa indietro di 200 anni". Una grossa delusione per il tono e per i contenuti dell'intervista.
Il tono triste è il tono di quei "profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo", dai quali risolutamente dissentì il beato papa Giovanni XXIII nel discorso per l'apertura del Concilio Vaticano II.
I contenuti, causa ultima della tristezza, ripetono i soliti vecchi propositi pseudo-progressisti di adeguamento della Chiesa al mondo (rifiuto della dimensione istituzionale della Chiesa, rifiuto degli insegnamenti della Humanae Vitae di Paolo VI, rifiuto pratico dell'indissolubilità del matrimonio, rinuncia alla dottrina morale cattolica sulla sessualità perché indigesta ed esigente, riduzione del cristianesimo a spiritualismo disincarnato, alla kantiana voce della coscienza senza il cielo stellato) propositi molto conformistici e ben poco profetici, propositi umani, troppo umani e giudicati dalla domanda di Gesù: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che a essere gettato e calpestato dalla gente" (Mt 5,13).

EMIANOPSIA.
Questa è la malattia che emerge dalle risposte del cardinale. Una visione ridotta a metà. Cosicché non vide che tra noi vissero e vivono moltissimi eroi. Si chiamano Paola Bonzi, Marcello Candia, Gianna Beretta Molla, madre Teresa di Calcutta, padre Jerzy Popieluszko, Giovanni Paolo II, Shahbaz Bhatti, Chiara Lubich, mons. Giussani per dire solo alcuni nomi, ma ci sono anche tutti coloro, uomini e donne, che sono fedeli alle promesse battesimali, alle promesse matrimoniali, alle promesse sacerdotali e non per merito proprio ma per la grazia di Dio. E poi quelli che sono rimasti fedeli al dono della vita, al dono del cuore-ragione...
Il cardinale ha una visione così anti-istituzionale, come se le Istituzioni e le Leggi fossero nemici necessari degli eroi! Eppure i martiri della mafia come padre Puglisi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati eroi perché hanno affermato in vita e in morte il valore positivo della Legge umana e delle sue Istituzioni. Se ciò è vero per la società naturale, a maggior ragione lo sarà anche per la società soprannaturale.
Il cardinale vide "nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza". La cenere, proprio coprendo la brace, la conserva ardente per molte ore. La cenere ha una necessità a suo modo salvifica delle braci. Inoltre, serve a produrre la liscivia per pulire a fondo i panni sporchi, oppure per concimare la terra. Certo sono funzioni umili che la cenere svolge al servizio altrui silenziosamente.
Dopo che il giovane ricco se ne andò, triste, Gesù commentò: "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli"; i discepoli, allora, si domandarono costernati: "Allora, chi può essere salvato?" facendo trasparire tutta la loro impotenza. All'impotenza umana dei suoi discepoli di allora e di oggi, Gesù risponde deciso: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile" (Mt 19,25-26). Anche la Chiesa è di Dio, prima che degli uomini, fossero anche apostoli e profeti, e di solito Dio preferisce gli ultimi, i figli della cenere, per purificare la sua Chiesa e convertirla alla sua volontà, non allo spirito del mondo.

 Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.

venerdì 11 maggio 2012

Non solo errori di traduzione, ma un peccato di omissione

Eadui Basan, Salmo 1 - dal ms. Arundel 155, 1012-23
La questione dell'ortodossia è sempre attuale: ogni generazione cristiana deve sottomettersi al vaglio della fede. Ciò non significa sottoporre all'Inquisizione la propria fede, ma sottomettere la propria preghiera a Dio e restare sotto il suo Giudizio. Ortodossia, infatti, significa innanzitutto "retta glorificazione [di Dio]" e solo secondariamente "retta professione di fede". L'adagio patristico "lex orandi lex credendi" ha un ordine che non può essere modificato: il pregando determina il credendo, cioè, dimmi come preghi e ti dirò in chi credi.
Tale norma aurea si fonda sull'esempio di Gesù, "apostolo e sommo sacerdote della fede che professiamo" (Eb 3,1). La sua preghiera, ovvero il dialogo continuo con suo Padre, ha plasmato la sua fede in Dio solo, ha determinato la sua vittoria sul Tentatore, Padre della menzogna e omicida fin da principio (cfr. Gv 8,44). Gesù ha così mostrato al mondo e ai suoi discepoli la Via da seguire, ha insegnato la Verità da fare, ha donato la Vita da ricevere. Solo così ha offerto a Dio Padre il culto gradito, l'adorazione in spirito e verità.

In questa prospettiva suscita ammirazione, gratitudine e filiale adesione l'impegno con cui il santo Padre  corregge gli errori nel modo di pregare e restituisce al popolo di Dio tutta la verità che gli è dovuta. Papa Benedetto XVI sta facendo ciò con l'esempio, mostrando come si presiede la Divina Liturgia per glorificare Dio, come si predica spiegando l'unità dei due testamenti e l'unità del corpo verbale di Cristo col suo corpo eucaristico, come si prega non ripiegati su se stessi ma rivolti a Dio, contenuto dell'ultima tentazione: "Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai". Allora Gesù gli rispose: "Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai:a lui solo renderai culto" (Mt 4,8-10).
Ciò richiederebbe anche la conversione dell'orientamento liturgico della Chiesa e delle chiese, riscoperendo e recuperando l'ordine antico di pregare rivolti ad oriente. Conversione della Chiesa-comunità che solo così si rivolge al Cristo Sole di giustizia ritornante e lo invoca: "Vieni presto, non tardare". Poi delle chiese-edifici che solo così esprimono architettonicamente  l'attesa escatologica  della Chiesa-fidanzata dell'Agnello e l'accompagnano.

Oltre che con l'esempio, Benedetto XVI opera per l'ortodossia della Chiesa anche con atti di magistero e con atti di governo: questi con il motu proprio Summorum pontificum, quelli con la lettera ai vescovi tedeschi del 14 aprile scorso. Questa missiva tratta della necessità di una catechesi preparatoria al recupero della corretta traduzione del "pro multis" nel Canone Eucaristico. Di questa lettera sono da apprezzare il tono mite e deciso con cui spiega i motivi della sua decisione, seppure resti irrisolta una questione teologica centrale: la distinzione fra traduzione e interpretazione, distinzione affermata dal papa, ma non spiegata e a mio avviso discutibile.
Basilio, Davide suona il salterio - dal Salterio di Melisenda, ms. Egerton, 1131-43

Ma al di là di tali questioni, un altro gravissimo errore di omissione richiede ancora di essere sanato: la censura che la Chiesa ha posto alla Parola di Dio quando ha eliminato dalla salmodia liturgica i Salmi ed i versetti imprecatori. La Costituzione apostolica Laudis Canticum giustifica così tale censura: Sono stati omessi alcuni salmi e versetti dall’espressione alquanto dura, tenendo presenti specialmente le difficoltà che potrebbero nascere dalla loro celebrazione in una lingua moderna” (n. 4).
I Salmi sono tre: Sal 58(57); 83(82); 109(108). I versetti sono addirittura sessantuno: Sal 5,11; 21(20),9-13; 28(27),4-5; 31(30),18-19; 35(34),3ab.4-8.20-21.24-26; 40(39),15-16; 54(53),7; 55(54),16; 56(55),8; 59(58),6-9.12-16; 63(62),10-12; 69(68),23-29; 79(78),6-7.12; 110(109),6; 137(136),7-9; 139(138),19-22; 140(139),10-12; 141(140),10; 143(142),12.

La Costituzione Apostolica Laudis Canticum riconosce che il salmista adopera “espressioni alquanto dure”, espressioni che, se da un lato sembrano contraddire il comando evangelico: “Benedite e non maledite” (Lc 6,28). D’altro canto sono perfettamente coerenti con le durissime parole pronunciate da Gesú stesso per scuotere i cuori piú duri, ad esempio i rimproveri rivolti alle città di Corazin, Betsaida e Cafarnao: "Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!". (Mt 11,21-24); con le parole astiose verso la donna cananea: "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini" (15,26); oppure con la minaccia terribile rivolta contro chi scandalizza i più piccoli: "Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all'uomo a causa del quale viene lo scandalo!" (Mt 18,6-7) e contro chi non perdona di cuore nella parabola del servo senza pietà: "Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello".(Mt 18,32-35). Proprio la pietà che la preghiera del cuore insegna a invocare senza ritegno e senza interruzione: "Signore Gesù Cristo, figlio del Dio vivente, abbi pietà di me peccatore". L'episodio un pò strano del fico sterile ci mostra un Gesù molto duro, nella versione marciana fuori di testa: "Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all'albero, disse: "Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!". E i suoi discepoli l'udirono" (Mc 11,13-14), mentre la versione matteana è più edulcorata, getta uno sgaurdo fugace sulla mentalità di allorai: i discepoli non restano meravigliati dalla maledizione di Gesù del fico sterile, ma della efficacia istantanea della maledizione(cfr. Mt 21,20-22). Ancora i sette guai contro scribi e farisei (cfr. Mt 23,13-36) o la condanna di chi non ha riconosciuto negli ultimi i tratti di Gesù nel Giudizio finale (Mt 25,41-46): "Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli...".

Libro d'Ore Gray-Fitzpay, XIV sec.


I Principi e Norme per la Liturgia delle Ore giustificano cosí la scelta di omettere i salmi imprecatori: “L’omissione di questi testi è dovuta unicamente ad una certa qual difficoltà psicologica. Infatti questi stessi salmi imprecatori si trovano nella pietà del NT […] ed in nessun modo intendono indurre a maledire” (n. 131). Difficoltà psicologica facilmente superabile con la spiegazione dei testi, spiegazione che gli stessi Principi e Norme già presuppongono, dato che offrono due suggerimenti. Il primo suggerimento: “Questi stessi salmi imprecatori si trovano nella pietà del NT”, per esempio in Ap 6,10,  vuole evitare l’errore marcionita dell’anti-ebraicità, errore che, giudicando superati i duri testi imprecatori, contrappone l’AT al NT. Il secondo suggerimento: “In nessun modo intendono indurre a maledire”, afferma che cosa non vuole il bimillenario uso cristiano dei Salmi imprecatori; il problema è caso mai di spiegare che cosa vuole l’uso cristiano, per esempio: scuotere la coscienza addormentata a convertirsi dagli idoli al Dio vivente, che è fuoco divorante.
Miniaturista inglese, Salterio Ormesby, XIV sec.
I Salmi ed i versetti imprecatori sono la voce delle vittime innocenti che protestano contro la violenza ingiusta cui sono sottoposte. Voce che spesso è zittita perché non la si vuole ascoltare. Essa scuote le fragili coscienze dei loro assassini, è la voce del sangue di Abele che grida a Dio dalla terra e invoca giustizia! Non possiamo farlo tacere, ma dobbiamo urlarlo, implorando a Dio la giustizia come la vedova importuna lodata da Gesú e presa a modello della preghiera perseverante. Quante vittime innocenti nel secolo XX sono state uccise e tragicamente la Chiesa ha anche rinunciato a dar loro voce nella sua preghiera! Milioni di uomini eliminati nei genocidi armeno, ebraico, kulaco, cambogiano, hutu-tutsi, jugoslavo, nel Darfur e soprattutto i bambini non nati uccisi ancora nel grembo materno.
 La Scrittura va letta e pregata nella sua integrità, senza pretendere di giudicarla, ma lasciandosi giudicare da essa. Il veggente dell’Apocalisse deve mangiare un rotolo che in bocca è dolce e poi nelle viscere risulta amaro (Ap 10,10), cosí è la Parola di Dio: non è solo fonte di gioia, ma anche urticante. Dolce per consolare, dura per scuotere. Eliminando dalla preghiera ufficiale della Chiesa una parte del libro dei Salmi, quella meno sopportabile al nostro gusto moderno, a mio avviso, si è compiuto un duplice peccato. Innanzitutto, un atto di superbia contro Dio, pretendendo di dire a Dio cosa vogliamo ascoltare e cosa Egli dovrebbe dirci, cadendo nella tentazione diabolica già subita da Pietro e dai discepoli (Mt 16,22-23; Gv 6,60). Questo fu l’errore di Marcione, quando rifiutò l’unità della Bibbia e selezionò in base alle sue preferenze i libri sacri. Marcione però, fu almeno piú coerente, mentre noi risultiamo un poco vigliacchetti; non potendo eliminare i salmi imprecatori dalla sacra Scrittura, li escludiamo dall’uso liturgico, ottenendo con meno fatica lo stesso risultato. Inoltre tale censura della Scrittura manifesta un peccato di omissione da parte dei pastori della Chiesa che rinunciano a spiegare il significato dei Salmi imprecatori: il loro senso storico ed il senso teologico, poiché: “Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Tm 3,16). La preghiera rivela sempre, nel bene e nel male, cosa c’è nel cuore di chi prega, e con la conoscenza di quel che si è in verità, il Signore dona anche la forza di cambiare, ovvero lo spirito, a chi persevera umilmente nella preghiera, infatti: “Il Padre cerca tali adoratori” (Gv 4,23).
Miniaturista francese, Salterio Duca di Berry, 1380-1420