giovedì 5 aprile 2012

Corriere dei santi (nonostante gli errori)

Martedì 27 marzo sono stato sorpreso dal Corriere della Sera!
 Infatti il paludato quotidiano laico della borghesia milanese, portavoce militante dell'establishment, ha pubblicato nella sezione culturale un ampio articolo (1.754 parole e 10.657 battute) di Pietro Citati su san Silvano del Monte Athos: "Silvano, il santo che leggeva nel grande libro del cosmo".
Mi permetto, comunque, di fare alcune osservazioni.
san Silvano (1937)

le IMPRECISIONI (errori da matita blu)
1. L'identità ministeriale del confessore. Citati genericamente lo definisce "un padre spirituale", definizione equivoca perché può essere pertinente anche per un semplice monaco; viceversa il sacramento della confessione, anche nella Chiesa Ortodossa, è amministrato esclusivamente da un sacerdote, in quel caso dallo ieromonaco padre Ieronim.
2. La formula della preghiera di Gesù, o preghiera del cuore, è incompleta poiché l'autore omette l'ultima parola. La formula intera è la seguente: "Signore Gesù Cristo, figlio del Dio vivente, abbi pietà di me peccatore". Freud direbbe che questa omissione irriflessa rivela una fobia di Pietro Citati: la paura del peccato e della natura peccatrice dell'uomo.
3. La teologia, come ogni scienza, ha un proprio linguaggio che deve essere usato con precisione. Citati scrive che Dio: "gli aveva fatto conoscere la sua essenza sottile", affermazione temeraria e formalmente eretica. Infatti, in seguito al conflitto tra Barlaam il calabro e Gregorio Palamas, la teologia ortodossa distingue in Dio tra  l'Essenza e le Energie, la prima inconoscibile mentre solo le seconde conoscibili e partecipali alla creatura umana.
4. Nei tre stadi della vita spirituale le lacrime hanno una presenza capovolta rispetto a quanto asserisce Citati: sono sempre abbondanti nella prima fase, diventano rare nella seconda fase, per poi nella terza fase ma solo raramente aumentare di nuovo.
5. Scrivendo di san Serafino di Sarov, afferma che: "avrebbe voluto allontanarsi dal monastero per nascondersi nella foresta", lasciando intendere che Serafino si limitò a desiderare ciò, ma senza sperimentarlo. Invece avvenne esattamente il contrario: Serafino chiese  al suo igumeno il permesso di ritirarsi in un eremo nel cuore della foresta e ricevuta la sua benedizione, si ritirò nella foresta dove visse solitario per quindici anni.

i PRO
1. Divertente l'immagine letteraria di Pantagruele applicata a Silvano, un gigante della spiritualità cristiana.
2. Citati, grande critico letterario, giudica l'opera di Silvano Il Lamento di Adamo, con poche lapidarie parole che non lasciano dubbi: "un capolavoro letterario". Io cosa posso aggiungere se non l'invito a leggere questo capolavoro?
3. Il giudizio sull'Umiltà quale: "cuore metafisico del cristianesimo". Quale profondità di giudizio, ne sono ammirato e concordo. In un colpo solo Citati riscatta la metafisica, necessaria in quanto siamo animali ragionevoli, e identifica perfettamente il cuore del cristianesimo, l'Umiltà con la maiuscola, ovvero il Dio che si è rivelato in Gesù Cristo e si è reso partecipe nello Spirito Santo.
4. Il giudizio sulla mistica silvaniana, definita mistica "della perdita" o "della nostalgia". Esatto, liturgicamente appartiene alla mistica del Sabato Santo, con santa Teresa Verzeri, santa Teresa di Lisieux, beata Teresa di Calcutta e Adrienne von Speyr.



i CONTRO (errori da matita rossa)
1. L'uso ambiguo del verbo credere, con cui Citati squalifica la dimensione conoscitiva dell'atto di fede, riducendola a pia illusione soggettiva. Silvano: "credeva innumerevoli" i propri peccati. A ciò Citati contrappone il suo giudizio assertivo, introdotto da un bel mentre avversativo, senza l'ombra del dubbio: "mentre erano avvolti da una profonda innocenza del cuore". Qui l'autore si lascia prendere la mano e deposte le vesti del critico letterario di vaglia, indossa le vesti del confessore dotato del carisma della cardiognosia, la conoscenza dei cuori umani, come sant'Ignazio da Loyola, san Filippo Neri, san Giuseppe da Copertino, san Francesco da Paola, san Giovanni di Dio, santa rosa da Lima, il santo curato d'Ars e san Pio da Pietralcina. La pretesa di conoscere l'intima coscienza di Silvano meglio di Silvano stesso è sbalorditiva. In questo caso di chi conviene fidarsi? In chi è ragionevole porre la nostra fiducia? In Silvano che si confessa peccatore,oppure in Pietro Citati che giudica il cuore di Silvano profondamente innocente? Chi diffida della semplice fede degli umili, confida in se stesso...
2. L'erronea contrapposizione tra perdita e presenza. Giustamente Citati indica quale cifra sintetica della esperienza mistica silvaniana, laperdita o nostalgia di Dio. Ma ogni perdita presuppone qualcosa che è stato perso, ovvero presuppone una presenza, la presenza di Dio così profondamente sperimentata da provocare il dolore e la nostalgia per la sua perdita. Ora per rendere sopportabile la nostalgia di Dio si hanno due possibilità, due vie: mettersi come Silvano alla ricerca di Dio per trovare l'acqua che disseta l'anima nostra, oppure illudersi di riuscire ad annegare tale sete con dei surrogati che inevitabilmente prima o poi si rivelano idoli quali sono. La fede non ha il suo contrario nella mancanza di fede o incredulità, ma nella idolatria. Ed il cammino di fede non ha inizio con la fede, ma con la presenza viva di Dio che chiama l'uomo ad uscire dall'idolatria, peccato universale, per entrare nel cammino di fede nel Dio vivo e vero.
3. Infine è assurdo confinare la perdita e la nostalgia alla figura di Adamo, come se Adamo fosse una persona realmente esistita e non il simbolo potente e reale di ciascun uomo. Silvano, i contemporanei e gli uomini di tutte le epoche, noi tutti siamo Adamo e sperimentiamo la nostalgia di Dio. Ciò non è affatto una condizione difficile da conservare. La nostalgia è consustanziale alla nostra situazione di esuli, forestieri, pellegrini. La nostalgia non ci abbandona e tutto diventa vuoto e deserto perché abbiamo ferito ed abbandonato il Dio che ci ama. Non l'assenza di Dio rende insopportabile la vita (che Dio è sempre presente essendo il Luogo del mondo), ma il nostro vivere come se Dio non ci fosse "etsi Deus non daretur", rende la nostra vita vuota e deserta.
san Silvano l'athonita, icona francese
 San Silvano prega per noi.

Nessun commento:

Posta un commento