domenica 18 maggio 2014

Delle cose buone da chiedere. V

Il quinto giorno nel quale si ricorda la creazione dei pesci e degli uccelli è opportuno intercedere per i pastori cui siamo affidati e per le pecore che ci sono affidate. Gesù, che era  falegname e figlio di falegname, ha scelto dei pescatori galilei e li ha chiamati così: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini” (Mc 1,17) per costituirli pescatori di uomini e affidare loro la missione di raccogliere. La missione affidata agli apostoli continua la missione messianica di Gesù nei confronti di Gerusalemme: “quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali” (Lc 13,34) nella quale egli si paragona alla chioccia che raccoglie i suoi pulcini, come il pastore che guida il suo gregge. Gesù è il pesce grande che ci salva, come espresso nell'antichissimo acronimo ICTYS. Pesci ed uccelli. I pesci da raccogliere, come le pecore da custodire, sono figure della nostra condizione di figli. Gli uccelli che raccolgono i loro piccoli, come i pastori, sono figure della nostra condizione di custodi del creato, come è scritto: "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse" (Gen 2,15).

  
Cuyp Benjamin, Adorazione dei pastori (XVII sec.)

Ciascun uomo, infatti, è affidato a qualcuno che deve vegliare su di lui e prima o poi ciscun uomo deve custodire qualcuno che a lui è stato affidato, come è scritto: "Allora il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?" (Gen 4,9). In verità ciascun uomo custodisce il suo prossimo ed al suo prossimo è affidato, perché come insegna l'apostolo Giovanni: "Se uno dice: "Io amo Dio" e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Gv 4,20). Per fortuna, non siamo custoditi soltanto dal nostro prossimo che può rivelarsi Abramo o Caino, amico o nemico, ma siamo custoditi dagli Angeli che Dio ha messo al nostro servizio, come è scritto: "Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato" (Es 23,20), oppure: "Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie" (Sal 91[90],11). 

Bronzino Agnolo, Adorazione dei pastori, dettaglio (1539-40)

Il ministero spirituale degli Angeli rivela la divina protezione: "Il Signore è il mio pastore" (Sal 23[22],1), manifesta che il Custode per antonomasia, Colui che tutti e tutto custodisce nel suo amore fedele è Dio Padre Onnipotente Creatore del cielo e della terra, come sta scritto: "Al mio nascere a te fui consegnato; dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio" (Sal 22[21],11). Anche il Figlio di Dio custodisce tutti quelli che gli sono dati dal Padre, essendo "il buon Pastore che dà la propria vita per le pecore" (Gv 10,11), infatti questo è anche il giorno in cui Gesù ha istituito la santa Eucaristia, con cui il Pastore diventa l'Agnello di Dio ed il Sacerdote diventa la Vittima.
Quindi è cosa buona e giusta nel giorno in cui il Signore ha consegnato il suo testamento d’amore (Gv 13) intercedere per i pastori ai quali siamo affidati, papa, vescovo, parroco e catechisti. In particolare per il successore di Pietro, al quale siamo stati affidati da Gesù risorto quando, dopo aver ricevuto da Simone di Giovanni la conferma del suo amore per Lui, gli disse per tre volte: “Pasci i miei agnelli” (Gv 21,15.16.17). Altrettanto è cosa buona e giusta intercedere per coloro che ci sono affidati, figli e coniugi, genitori e fratelli, giovani e anziani, malati e forti, affinché l’amore del Signore circoli liberamente per il corpo ecclesiale, vivificandolo. Infatti, il testamento di Gesù si compie ai piedi della croce con il duplice affidamento del discepolo amato a Maria e della Madre a lui: "Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre!". E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé." (Gv 19,26-27).
 
Jan van Eyck, Adorazione dell'Agnello Pala di Ghent dettaglio (1425-29)

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