venerdì 29 luglio 2016

IL DIALOGO BASTA PER SALVARSI DAL JIHAD?

Il 26 luglio 2016 veniva ucciso da due terroristi islamici francesi dell'ISIS, padre Jacques Hamel di anni 86, prete della diocesi di Rouen, mentre celebrava la santa Messa nella Chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray.
padre Jacques Hamel 1930-2016
No, il dialogo non basta, è uno strumento palesemente inadatto per difendersi dal jihad, il dialogo, infatti, presuppone un logos comune, la ragione umana, e il reciproco rispetto. Temi su cui papa Benedetto XVI invitava a riflettere nel profetico discorso di Ratisbona, che costò la vita ad alcuni cristiani e la clandestinità al professor Redecker.


professor Robert Redeker
I martiri, nuovi o antichi, non può salvarli l’uomo, perché sono salvati dal Signore Dio, il garante (Redentore, Go’el) della loro salvezza eterna da questo mondo corrotto che li ha uccisi o li ha lasciati uccidere senza muovere un dito, senza dire una parola vera.

Essi sono stati uccisi direttamente dai loro assassini. Sono stati uccisi indirettamente dal peccato di omissione di chi poteva fare qualcosa per salvarli e ha scelto di non farlo, da chi poteva e doveva dire qualcosa e ha scelto di tacere.

I martiri sono stati traditi ancora una volta dopo il loro martirio, da coloro che di fronte alla loro testimonianza della verità, dicono falsità, ipocrisie, o balbettano scuse non richieste e inopportune. Il primo dovere nei riguardi dei martiri è dire la verità, chiamare le cose con il loro nome, smetterla con il linguaggio politicamente corretto di chi nega le evidenze, anche se chierico. I martiri sono stati uccisi in odio della loro fede cristiana. Sono stati uccisi da terroristi islamici. Questo è più che sufficiente per poter dire che siamo trascinati nostro malgrado in una guerra di religione.

Anche nell’Ospedale da campo penso sia necessario fare una diagnosi corretta e vera perché da essa dipende l’efficacia della cura, altrimenti il ferito perirà per l’imperizia del curante: il medico pietoso fa il malato gangrenoso, sempre e comunque.

papa Bergoglio

Le parole dette da papa Bergoglio sull’aereo per Cracovia, rendono manifesta la rimozione, una reazione di rifiuto della realtà, ben nota al mondo sanitario, ma che non modifica la cruda realtà della malattia. La rimozione esprime il desiderio di bene e di vita ed il rifiuto della drammatica realtà del peccato originale.

Da decenni siamo, nostro malgrado, in una guerra di religione. Lo siamo volenti o nolenti. Per essere dentro una guerra è sufficiente che qualcuno dichiari e pratichi la guerra, non è necessario essere concordi nel farla. E questa è evidentemente una guerra di religione e non economica, perché chi la pratica lo fa per motivi religiosi: combattere il jihad, eseguire il Corano, dare gloria al loro Allah.

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Saranno motivi erronei finché si vuole, ma chi può giudicare le altrui intenzioni chiaramente dichiarate? Le religioni non sono solo sublimi, stupende e sacre, possono anche essere tremende, orrende e sbagliate. Bisognose di correzione, le religioni, non solo i religiosi.

Ma una volta che la guerra è iniziata, non è più il tempo della discussione accademica, del sofisma e dei distinguo, ci sono solo due opzioni: difendersi o sottomettersi, provare a vincere la guerra o averla già persa. Ed io spero di vincerla.


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