lunedì 17 gennaio 2011

Clero sposato

I fatti sono noti.
  1. Roma, sabato 15 gennaio 2011, la Congregazione per la Dottrina della fede erige l'Ordinariato personale di Nostra Signora di Walsingham, in conformità con le disposizioni della costituzione apostolica Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI, del 4 novembre 2009.
  2. Cattedrale di Westminster, sabato 15 gennaio 2011, l'arcivescovo Vincent Nichols ordina come sacerdoti cattolici i reverendi Keith Newton, Andrew Burnham e John Broadhurst, vescovi anglicani sposati.
  3. Roma, sabato 15 gennaio 2011, Benedetto XVI nomina primo Ordinario il Reverendo Keith Newton.


Probabilmente altri chierici anglicani sposati entreranno nella piena e visibile comunione della Chiesa Cattolica, attraverso la figura canonica degli Ordinariati personali e molti di questi uomini sposati saranno ordinati sacerdoti cattolici, una novità nella Chiesa Cattolica. Novità che si è cercato di contenere dentro il perimetro degli Ordinariati personali.

Ma il clero sposato non è una novità assoluta, anzi, da anni o da secoli è presente nella Chiesa Cattolica.
Da secoli è presente il clero sposato delle Chiese Cattoliche Orientali.
Da decenni è di nuovo presente il clero sposato anche nelle Chiese del Rito Romano, dal Concilio Vaticano II che ha ripristinato il Diaconato al quale possono essere ammessi uomini sia celibi che sposati.
Forse la presenza massiccia di un clero sposato, non tanto in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi, presenza qualitativamente massiccia del clero sposato, favorirà la revisione della legge ecclesiatica che impedisce agli uomini sposati l'ammissione al sacerdozio.

Il motivo più che sufficiente per ammettere al sacerdozio uomini sposati è la Parola di Dio. Da un lato essa propone l'esempio autorevole di Pietro, apostolo sposato, dato che i sinottici riferiscono che Gesù guarì la suocera di Simone (cfr. Mt 8,14; Mc 1,30; Lc 4,38); dall'altro dà la norma che Paolo, apostolo celibe, trasmette a Timoteo sulla scelta dei ministri da ordinare: "Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, (...) Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi" (1Tim 3,2.4).

Il superamento di questa norma umana del celibato, non sminuirebbe il grande dono del celibato. Anzi permetterebbe di recuperare e di valorizzare la sua natura puramente gratuita, come è indicato dalle sobrie e chiare parole di nostro Signore: "Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca" (Mt 19,11-12). Natura puramente gratuita del celibato per il regno confermata dalle parole con cui ne parla l'apostolo Paolo: "Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno riceve da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro" (1Cor 7,7).

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