venerdì 7 gennaio 2011

Perché l'armonia tra le letture della messa è utile e necessaria

Querculanus nel post http://querculanus.blogspot.com/2011/01/ancora-su-parola-di-dio-e-liturgia.html
ha criticato il mio appello per la revisione dei criteri dell'OLM (il Lezionario). Da un lato concorda con me ammettendo che: "non sempre c'è armonia tra le letture", e dall'altro si chiede retoricamente: "ma perché dovrebbe esserci?".

Ecco, voglio dare la mia risposta , ovvero perché è utile e necessario vi sia armonia tra le letture della messa.

Involontariamente Querculanus stesso espone il primo motivo citando l'esortazione apostolica post sinodale Verbum Domini che al n° 57 più volte parla dell'unità del piano divino in Cristo o unità intrinseca di tutta la Bibbia.
Deve esserci armonia tra le letture bibliche della santa Messa perché esse sono la dichiarazione ufficiale da parte di Dio al suo popolo, radunato per celebrare le opere di Dio, che il suo piano di salvezza, dalla creazione di Adamo fino al presente, è giunto a compimento in Cristo. Ovvero che la fede della Chiesa, tutta la fede di tutta la Chiesa, è "secondo le Scritture", come ha spiegato Gesù risorto ai due discepoli di Emmaus nella prima omelia cristiana (Lc 24,27), come fece l'apostolo san Pietro nel primo discorso dopo la Pentecoste, illustrando a Israele i fatti appena avvenuti alla luce delle promesse fatte ai padri (At 2,14s), come certifica l'apostolo san Paolo (1Cor 15,3-4) ed infine come confessiamo nel Credo.
Viceversa dovremmo affidare alla sorte la scelta delle letture, lotteria biblica che talvolta è ancora praticata da alcuni cristiani (sic!), ma non è mai stata fatta propria dalla Chiesa.


Il secondo motivo per cui è utile e necessaria l'armonia tra le letture consiste nel semplice fatto che l'armonia è richiesta dalla ragione umana.
La disarmonia tra le letture non è un servizio reso alla loro comprensione, fine che Dio ha fin dalla prima volta che rivolse la sua Parola all'uomo. Parola che non è illogica, nè irrazionale, ma è Logos "utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia" (2Tim 3,16). Come san Paolo obbiettò ai Corinzi: "supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue. In che cosa potrei esservi utile, se non vi comunicassi una rivelazione o una conoscenza o una profezia o un insegnamento?" (1Cor 14,6).

Ritornerei ora alle parole con cui Querculanus cerca di giustificare la non necessità che l'omileta (sacerdote e diacono): "metta sempre d'accordo tutte e tre le letture che sono state annunciate".

  1. Non è necessario che l'omileta metta d'accordo letture eterogenee, come capita quaranta domeniche su cinquantadue, poichè non spetta all'omileta mettere ordine forzatamente dove altri hanno messo brani biblici eterogenei.
  2. Ma sarebbe compito dell'omileta mostrare attraverso l'omelia l'unità delle tre letture proclamate, non solo l'unità della Scrittura ma propriamente l'unità con il mistero che subito dopo l'omelia è celebrato: la morte, secondo le scritture, e la resurrezione, sempre secondo le scritture di Gesù Cristo.

Scopo dell'omelia è appunto questo: raccontare da Mosé, dai Profeti e dai Salmi ciò che in essi si riferisce al Cristo. Solo in questo modo si pone nelle menti e nelle anime dei fedeli ciò che il sacrificio eucaristico e la comunione eucaristica porra nei loro cuori e nei loro corpi: la carne immolata del Verbo incarnato, carne vivente perché risorta e perciò vivificante.
Scopo dell'omelia è di mostrare l'unità profonda, intrinseca tra le due mense: la mensa della Parola di Dio appena imbandita e la mensa del Corpo e Sangue del Signore che sta per essere servita, affinchè l'Eucaristia sia totale, completa, integrale, coinvolga ed assuma nel suo duplice movimento discendente/ascendente o diastolico/sistolico tutta la storia della salvezza, tutto il cosmo, tutto l'uomo e tutta la Chiesa.

2 commenti:

  1. Che ci sia un'unità di tutta la Scrittura, è fuori discussione. Anzi, questo è uno dei suoi criteri ermeneutici (Dei Verbum, n. 12). Che esista continuità fra Antico e Nuovo Testamento, lo afferma espressamente la Dei Verbum al n. 16. Che da questo però derivi il criterio pastorale che nella liturgia si debbano proclamare sempre e solo letture in armonia fra di loro, non è detto. Lo si può fare in alcuni casi (come di fatto avviene nelle domeniche del tempo ordinario), ma non è necessario che lo si faccia sempre. I motivi sono spiegati nell'Ordinamento delle letture della Messa al n. 68.
    Se ben comprendo, anche la proposizione 16 del Sinodo dei Vescovi, chiedeva di rivedere il legame tra la prima lettura e il vangelo, perché, così com'è oggi, esso limiterebbe eccessivamente la lettura dell'AT.

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  2. Caro Querculanus, due obiezioni.

    1. Innanzitutto la meno importante.
    Lei afferma che l'armonia tra le 3 letture "di fatto avviene nelle domeniche del tempo ordinario". Non mi sembra.
    In 32 domeniche del tempo ordinario (esclusa la prima e l'ultima, coincidenti con le solennità del Battesimo di Gesù e della regalità di Cristo) le letture proclamate NON sono tutte e 3 in armonia tra loro, solo la 1^ lettura ed il Vangelo sono in armonia, dando corpo al criterio fondamentale della fede cristiana: l'unità della Scrittura.
    In queste domeniche il brano del Vangelo è scelto secondo il criterio della lectio continua; la 1^lettura, presa dal Primo Testamento, è scelta in funzione del Vangelo. La 2^lettura, invece, è slegata dal binomio Vangelo-1^lettura e viene scelta secondo il criterio della lectio continua.
    Solo nelle 11 domeniche di avvento, natale e quaresima ed in tutte le solennità, 1^ e 2^lettura sono scelte in funzione del Vangelo.

    2. Infine l'obiezione più importante.
    L'unità di tutta la Scrittura non è mero dato di fatto che posto a fondamento dell'edificio cristiano, poi scompare diventando silente.
    Non è sufficiente che ad esso venga riconosciuto di tanto in tanto l'onore d'esser riconosciuto in un documento conciliare, per poi esser subito neutralizzato in una teca museale.
    La continuità tra il Primo ed il Nuovo Testamento non può essere messa tra parentesi da un criterio pastorale; purtroppo è ciò che succede ed è uno dei motivi che mi rendono allergico alla pastorale.
    L'unità di tutta la Scrittura per noi cristiani è capitale per la relazione essenziale tra Gesù e la Scrittura: la Scrittura rivela chi è Gesù e Gesù spiega la Scrittura.
    Per questo motivo teologico e spirituale fondante il cristianesimo, le 3 letture dovrebbero essere sempre tutte e tre in armonia.
    Non è una questione di mera opportunità pastorale, bensì è una questione essenziale.

    3. Rivedere il legame tra la 1^lettura ed il Vangelo (proposizione 16 del Sinodo dei Vescovi) non amplierebbe la lettura del Primo Testamento che per i cristiani si è compiuto in Gesù il Cristo.
    Senza dubbio, come scrisse Bonhoeffer, i cristiani leggono esclusivamente il Primo Testamento alla luce del Nuovo, dimenticandosi di fare anche l'operazione inversa: leggere il Nuovo Testamento alla luce del Primo.
    Ma questo è un argomento che merita una riflessione a sè e più approfondita.

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