venerdì 28 gennaio 2011

Santi che vorrei/3

Uomini semplici e folli.
Folli perché innamorati della vita e del suo Vivente Creatore e Signore.
Semplici come Dio e le sue creature.






Oggi che la Chiesa fa gioiosa memoria di san Tommaso d'Aquino, dai suoi compagni di studio soprannominato il bue muto il cui muggito solcò i secoli per l'armonia con cui coniugò la fede dei semplici con il grande ingegno intellettivo, voglio proporre per la gloria degli altari il suo degno erede: Gilbert Keith Chesterton.


G.K. Chesterton fu erede di san Tommaso d'Aquino sia per le notevoli dimensioni esteriori del suo corpo, sia per quelle molto più vaste ed interiori dell'anima. La loro mole corporea, infatti, ospitò e servì con grande fatica l'enorme creatività delle loro anime, anzi forse proprio in previsione di ciò furono forniti dal Creatore di un corpo così grande.
Erede anche in spirito col quale penetrò a tal punto il segreto e la forma di san Tommaso che scrisse una tra le migliori introduzioni e sintesi del suo pensiero secondo Etienne Gilson. Complimento non da poco, se consideriamo le nazionalità di chi lo fece e di chi lo ricevette ed il fatto che l'uno era uno specialista, mentre l'altro un semplice giornalista.





Ma il capolavoro assoluto della sua sterminata produzione gutenberghiana è senza ombra di dubbio Ortodossia,vera e propria apologia del senso comune e del bel ragionamento:
Taluni hanno preso la stupida abitudine di parlare dell'ortodossia come di qualche cosa di pesante, di monotono e di sicuro. Non c'è invece, niente di così pericoloso e di così eccitante come l'ortodossia: l'ortodossia è la saggezza, e l'esser saggi è più drammatico che l'esser pazzi; è l'equilibrio di un uomo dietro cavalli che corrono a precipizio, che pare si chini da una parte, si spenzoli da quell'altra, e pure, in ogni atteggiamento, conserva la grazia della statuaria e la precisione dell'aritmetica.
E ancora:
Pazzo non è chi ha perso la ragione, ma chi ha perso tutto fuorché la ragione.

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