sabato 23 aprile 2011

Triduo pasquale 2. Sabato santo

"A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè
che Gesù è morto per i nostri peccati secondo le Scritture  
e che fu sepolto"
(1Cor 15,3-4)
Sepoltura di Cristo, Icona del XV sec.
   Il Cristo, avvolto dalle bende del sudario, è steso nel sepolcro, solo il suo volto è ancora visibile tutto abbracciato dal volto di sua Madre che nel proprio volto è tutta protesa al Figlio che ora giace nel sepolcro del ricco benefattore. E dopo Maria sua madre, ecco Giovanni, discepolo amato di Gesù e nuovo figlio della Madre perché amato dal Figlio suo e il primo figlio adottivo di Maria, ecco Giuseppe d'Arimatea, autorevole e ricco membro del Sinedrio che ottenuto da Pilato il cadavere di Gesù offre la propria sepoltura, realizzando così la profezia di Isaia sul Servo sofferente: "con il ricco fu il suo tumulo" (Is 53,9). Dietro a lui, svetta Nicodemo, notturno discepolo di Gesù portatore di mirra ed aloe per il pietoso ufficio della sepoltura; seguono tre pie donne che han varia identificazione nei Vangeli: "Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe e la madre dei figli di Zebedeo" (Mt 27,56), oppure: "Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e Ioses, Salome" (Mc 15,40), infine: "la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Magdala" (Gv 19,25).
   Il Sabato santo è il giorno cardine del Triduo Pasquale, infatti articola tra loro il Venerdì santo e la Domenica di Resurrezione, cioè distingue ed unisce. Dal punto di vista linguistico ciò viene espresso dalla congiunzione tra i due articoli di fede: "Gesù è morto e risorto", congiunzione che afferma l'identità di Colui che è risorto con Coui che è morto, punto sul quale dovrà insistere il Verbo incarnato, apparendo ai discepoli: "Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!" (Lc 24,39). Ciò dirà il Risorto il primo giorno della settimana, mentre oggi siamo ancora nel giorno settimo, quando Egli ancora riposa cadavere nella tomba. Da ciò si vede l'importanza capitale di questo giorno santo e benedetto, senza il quale non è possibile articolare la fede e la speranza cristiane, senza il quale non c'è né preghiera, né sacramento, né fede, né speranza.
   L'oggetto teologico del Sabato santo è la sepoltura di Gesù; sepoltura che più precisamente riguarda solo il  suo cadavere ed include la discesa agli inferi della sua anima immortale e la restituzione al Padre del suo spirito. In questo giorno santo si realizza la profezia di Gesù: "Ma verranno giorni in cui lo lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno" (Mc 2,20). Veramente lo Sposo è tolto; veramente la Chiesa è vedova; perciò in questo giorno gli invitati a nozze digiunano.
   Di conseguenza l'oggetto liturgico di questo giorno santo è sui generis, perché essendo venuto a mancare il soggetto primo della Liturgia cristiana, il Figlio incarnato di Dio, l'oggetto della Liturgia, la glorificazione di Dio non può compiersi, rimane inespressa nelle gole anelanti, come la prima parola che lentamente si forma sulle labrra dei lattanti ma ancora non esce. Infatti, il soggetto primo della Liturgia, il soggetto unico che la compie e attraverso il Quale la Chiesa ed il cosmo danno gloria a Dio è morto: il Cristo capo ed unico Mediatore della lode e della supplica (cfr. Eb 9,15). Manca il Sommo Sacerdote che guida e presiede il suo corpo nell'adorazione (cfr. Eb 8,1-3), è stato distrutto il Tempio di Dio (cfr. Gv 2,19) e non c'è più il luogo per incontrare Dio, la casa di preghiera è vuota e deserta, tohu wabohu (Gen 1,1) come la terra prima che brillasse la prima Parola di Dio (cfr. Gen 1,3). Nel breve lasso di tempo che intercorre tra il suo decesso sulla croce alle tre postmeridiane del venerdì e la sua resurrezione dalla tomba nella notte tra il Sabato ed il primo giorno della settimana, Egli non è disponibile per alcuno, essendo preda della Morte. C'è solo il suo cadavere privo di vita insufficiente per celebrare la Liturgia. Ecco perché questo è giorno assolutamente a-liturgico: l'Eucaristia non può essere consacrata, non può nemmeno essere distribuita, se non ai morenti sotto forma di viatico, perché l'andare nel regno dei morti è l'unica forma cristica del Sabato santo.
   Il cadavere di Gesù è disponibile solo per essere rapidamente ricomposto ed essere sepolto prima che inizi il Sabato, giorno del riposo di Dio e in Dio dell'uomo. In effetti nel giorno benedetto del Sabato santo giunge a compimento il riposo di Dio e dell'uomo: riposa il Figlio di Dio e riposa anche l'uomo Gesù. Come il Creatore dopo i sei giorni in cui lavorò creando il cielo e la terra nel settimo giorno si riposò, anche il Verbo Redentore dopo i giorni in cui soffrì ricreando il cielo e la terra, si riposò: la terra ricevette e custodì il suo corpo martoriato e crocifisso (cfr. Mt 27,59-60), gli inferi ricevettero e custodirono la sua anima angosciata ed abbandonata (cfr. 1Pt 3,19-20), il Padre che è nei cieli ricevette e custodì il suo spirito umile (cfr. Lc 23,46). Ciascuno custodì una parte di Colui che era "il più bello dei figli dell'uomo" (Sal 45,3) e che per noi tutti è divenuto senza "apparenza né bellezza" (Is 53,2) per poterci rivestirci del suo splendore, "il vestito più bello" (Lc 15,22).
   Il silenzio della terra, il silenzio degli inferi e il silenzio dei cieli ricevettero e custodirono la Parola di Dio che tace; oggi il silenzio è più denso che mai, perché Dio stesso tace, non parla: il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato e tutto di Dio è stato rivelato, entra nel silenzio della morte e del peccato, nei territori impuri del capovolgimento, nel cuore immondo dell'uomo dove lo spirito orgoglioso e superbo del Tentatore fa germogliare quei pensieri che rendono impuro l'uomo e tramite l'uomo corrompono la creazione di Dio. Tace il Padre che accoglie in silenzio l'offerta sacrificale del Figlio : nessun angelo ha fermato il Cristo vero Abramo ed il Cristo vero Isacco morì innocente per tutti. Tace il Figlio che accoglie il silenzio del Padre suo e lo rivela con il suo silenzio. Tace lo Spirito Santo che accoglie il silenzio del Padre ed il silenzio del Figlio, come accoglie la Parola di Dio che è il Figlio per restituirla eternamente al Padre, così lo Spirito Santo accoglie e restituisce l'Un l'Altro il silenzio del Padre e il silenzio del Figlio. Ma non tace la Chiesa che veglia in preghiera.
   E come potrebbe tacere la Madre che perde suo Figlio? Come potrebbe tacere la Donna che perde il suo Sposo? Le loro urla di dolore squarciano i cieli e i cieli dei cieli e svegliano Dio, le loro grida strazianti rieccheggiano per tutta la terra che ne è percossa e scavata: "Rachele piange i suoi figli e non vuol essere consolata perché non sono più" (Ger 31,6; Mt 2,18), fiumi di lacrime sgorgano dai loro occhi, fino a straripare nel terzo giorno dagli occhi di Maria di Magdala: "Donna, perché piangi?" (Gv 20,11.13.15), ma qui ha inizio il mondo nuovo, nel quale "Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi" (Ap 7,17), oggetto del terzo giorno del Triduo pasquale.
   Quali figure bibliche aiutano a penetrare il mistero del sabato santo? Tre ne ho trovate:
  1. Giuseppe
  2. Geremia
  3. Giona
   Nella storia di Giuseppe (cfr. Gen 37.39) molti sono i riferimenti cristologici che mi limito a sottolineare. Giuseppe, il signore dei sogni, figlio prediletto del padre Giacobbe è invidiato ed inviso ai suoi dieci fratelli che ne progettano l'uccisione. Quando egli, inviato dal padre, giunse da loro, lo spogliarono della tunica e lo calarono in una cistera vuota (prima discesa), da dove lo trassero per venderlo come schiavo. Finito in Egitto come schiavo di Potifar (seconda discesa), resistette alle advance della padrona che ingiustamente lo accusò, facendolo imprigionare (terza discesa). Mediante questa triplice umiliazione Giuseppe divenne salvatore di coloro che lo perseguitarono, sia degli egiziani che dei suoi fratelli.
   Geremia fu perseguitato a causa della sua fedeltà alla missione: egli trasmise fedelmente la Parola di Dio e perciò venne gettato nella cisterna e poi custodito in prigione; di fronte al fallimento dell'alleanza mosaica, divenne profeta di una nuova alleanza, fondata sulla promessa divina del trapianto cardiaco per rendere l'uomo capace di fedeltà a Dio.
   Giona fugge dalla propria missione e scende sempre più in basso: prima a Giaffa (Giona 1,3), poi nel fondo della nave (Giona 1,5), infine nel cuore del mare (Giona 1,15; 2,4), sempre più lontano da Dio che viceversa è Misericordioso prima con il suo riottoso profeta e poi con Ninive; Giona diventa suo malgrado il profeta del giudizio misericordioso di Dio. Nel Nuovo Testamento il destino di Giona diventa il segno di Giona non più rivolto ai pagani che credono e si convertono, ma ai vicini che non vogliono credere: "Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: "Maestro, da te vogliamo vedere un segno!" Ed egli rispose loro: "Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra" (Mt 12,38-40).

Michelangelo, Profeta Giona, Cappella Sistina

   Questo forse è il motivo per cui Michelangelo pose il profeta Giona come chiave di lettura del ciclo di affreschi della Sistina, sulla verticale del Cristo del giudizio universale. Anche allora, come al tempo di Gesù, come al nostro tempo, alla generazione che pretende un segno non è dato altro che il segno di Giona: "il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra". Segno eloquente nel tacere, auto-evidente nel nascondersi: Gesù non è disponibile, non è manipolabile come un idolo, proprio quando si crede di possederlo, sfugge di mano come il Pesce.

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