sabato 19 marzo 2011

Quaresima 2. Ascoltatelo


Seconda domenica di Quaresima, anno A
Es 34,29-35 / Dt 6,4-9 * Sal 81 * Rom 8,18-25 / 1Gv 3,1-3

Duccio di Buoninsegna, Trasfigurazione (1311)
   Il Vangelo delle Tentazioni di domenica scorsa ha indicato la via per vincere la prova della libertà: ricordare le sacre Scritture, senza aggiungere né togliere nulla. Come scrive l'apostolo Paolo a Timoteo: "Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia" (2Tim 3,16). Le Scritture trasmettono, infatti, la Parola di Dio, Parola che Dio rivolge agli uomini tramite i Profeti (Mosé ed Elia), finché giunta la pienezza dei tempi Dio parla attraverso il Figlio, Verbo incarnato. Gesù Verbo incarnato è al centro del racconto della Trasfigurazione: prima come Trasfigurato che conversa con Mosé ed Elia, poi quale Figlio amato da ascoltare come lo presenta la voce dalla nube luminosa.

   Tra i temi contenuti nel mistero della Trasfigurazione, il cammino quaresimale ne predilige due: l'unità delle Scritture e la trasfigurazione della carne. L'unità delle Scritture opera il collegamento con il mistero delle Tentazioni celebrato domenica scorsa ed è fondamento della fede cristiana, la cui confessione sacramentale è la meta della Quaresima. La trasfigurazione della carne introduce al mistero della nostra salvezza e della nostra santificazione celebrato subito dopo nel sacramento dell'altare e che verrà celebrato nelle prossime tre domeniche dedicate ai Vangeli giovannei della Samaritana, del cieco nato e di Lazzaro.
Trasfigurazione, Grande Lavra (1535)
   L'unità delle Scritture è scelto da Matteo come principio narrativo del suo Vangelo. Egli scrive con la costante intenzione di mostrare che Gesù è il Messia promesso, nel quale si compiono le Scritture: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento" (Mt 5,17). Il racconto della Trasfigurazione, posto dai Sinottici al centro dei rispettivi Vangeli quale svolta narrativa, trasuda unità delle Scritture: in primis l'apparizione di Mosé ed Elia, rappresentanti della Legge e dei Profeti, che conversano con Gesù trasfigurato; poi la voce proveniente dalla nube luminosa che ordina di ascoltare il Figlio amato. Le Scritture che quì parlano con Gesù, parlano di Gesù: "Voi scrutate le Scritture [...]: sono proprio esse che danno testimonianza di me. [...] Mosé ha scritto di me" (Gv 5,39.46). Solo grazie alle Scritture che quì indicano il primo Testamento, la Bibbia ebraica, è possibile riconoscere e confessare Gesù quale Messia atteso e Figlio di Dio. Perciò con Gesù splendente di gloria appaiono i due sommi rappresentanti delle Scritture, perché non si dà fede cristiana sine Scriptura.
La voce proveniente dalla nube luminosa senza ombra di dubbio è la voce di Dio, poiché origina dal tipico elemento delle teofanie, soprattutto quelle mosaiche; la Voce focalizza di nuovo l'attenzione su Gesù, dopo che i discepoli erano stati distratti dalla proposta di Simon Pietro di fare tre tende e la Voce dichiara l'amore ed il compiacimento di Dio per il proprio Figlio: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento", concludendo con l'ordine perentorio: "Ascoltatelo" (Mt 17,5). Tale ordine divino colloca Gesù sullo stesso piano di Mosé ed Elia, dei Profeti che hanno parlato molte volte ed in diversi modi nei tempi antichi (cfr. Eb 1,1), inaugurando quei giorni in cui Dio parla "a noi per mezzo del Figlio" (Eb 1,2).
   Perciò come prima lettura sarebbe sommamente adatto il brano di Dt 6,4-9, dove Mosé prescrive l'ascolto come  l'atteggiamento spirituale fondamentale del popolo credente: "Shemà Israel", insegnamento confermato da Gesù nella risposta data allo scriba sul primo comandamento (cfr. Mc 12,29). A tal proposito un bellissimo detto arabo spiega che Dio ha creato l'uomo con una bocca e due orecchie, perchè dovrebbe ascoltare il doppio di quel che parla o parlare la metà di quel che ascolta. In effetti Dio non chiede all'uomo grandi cose, superiori alle sue forze, chiede soltanto d'essere ascoltato: perciò come Salmo responsoriale è più adatto il Salmo 81[80]. Asaf con quattro verbi invita a lodare Dio (esultate, acclamate, cantate, suonate), elencando quattro strumenti musicali (tamburello, cetra, arpa, corno) e poi enumera sette motivi per la lode: ti ho liberato, risposto, messo alla prova, fatto salire, abbandonato, contro i nemici volgerei la mano, sazierei. Alla lussureggiante preghiera umana fa da controcanto la semplice e monotona preghiera che Dio rivolge insistentemente all'uomo, supplica reiterata quattro volte: "Israele, se tu mi ascoltassi!" (Sal 81,9).

Beato Angelico, Trasfigurazione del Convento di san Marco (1441-43 ca.)

   La trasfigurazione delle carne è il secondo tema sviluppato dalla Quaresima. Gesù dà pieno compimento alla Legge e ai Profeti perché in lui, figlio di Maria e di Giuseppe, figlio di Davide, di Abramo, di Adamo, uomo come noi tutti, s'è incarnato il Verbo increato del Padre. Parola con cui Dio creò il mondo e continuamente lo sostiene; Parola rivolta ad Adamo, a Noè, ad Abramo, a Mosé, a Samuele, a Natan, a Elia, a Isaia, a Geremia, a Maria di Nazaret e fino a Giovanni figlio di Zaccaria, Profeti grazie ai quali la Parola increata ha assunto la forma ed il suono delle lingue umane, Parola di Dio nelle parole dell'uomo che in Gesù assume il sangue e si riveste della carne dell'uomo. Perciò la carne umana di Gesù, sul monte Tabor, divenne trasparente mostrando la gloria luminosa e splendente della divinità del Verbo, divinità raccolta ed ancora nascosta alla nascita, divinità nuovamente oscurata alla morte quando Gesù salì sull'altro Monte, il Golgota, per essere posto tra altri due testimoni discordi, mentre invece sono concordi le testimonianze rese da Mosé ed Elia sul monte Tabor. Allora la sua Divintà rifulse per un attimo soltanto e poi celarsi fino alla resurrezione, quando la teofania segreta della Trasfigurazione potrà essere svelata.
   Tutto ora passa attraverso l'ascolto di Gesù. Il cammino verso Gerusalemme è guidato da lui, dalla sua Parola. Gesù è la Parola fatta carne che si dona come parola da ascoltare e fare, come carne da mangiare e condividere, compiendo anche in noi il mistero della sua Trasfigurazione. In Gesù la trasfigurazione avviene solo sul piano dei fenomeni visibili, ma non c'è vero mutamento, poiché egli è "l'agnello immolato fin dalla fondazione del mondo" (Ap 13,8). Viceversa in noi creature peccatrici, la trasfigurazione avviene su tutti i piani dell'essere e del vivere: è conversione iniziale e continua, cammino di penitenza, ritorno alla casa del Padre, trasformazione dell'uomo vecchio in uomo nuovo, restauro dell'immagine di Dio deturpata dal peccato e realizzazione della sua somiglianza. Tutto ciò avviene per opera sinergica della Grazia di Dio, lo Spirito Santo presente nella nube luminosa, e della libertà umana che sola può aprire la porta del cuore per accogliere questa sovrabbondante effusione d'amore. Gesù oggi si trasfigura mostrando per un attimo la sua identità di Figlio di Dio, ma poi, per amore nostro, si lascerà sfigurare dal Peccato e dalla Morte, affinché anche noi peccatori possiamo, se vogliamo, diventare ciò che siamo in potenza: figli di Dio.
   Per mostrare al meglio questa interiore dinamica della Trasfigurazionne sarebbe utile scegliere la seconda lettura tra questi brani del nuovo Testamento che mettono in risalto il dono di grazia orientato alla trasfigurazione del credente e del mondo: Rom 8,18-25 oppure 1Gv 3,1-3. San Paolo scrive ai Romani: "L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio" e pure Giovanni: "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! [...] ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso" (1Gv 3,1-3).

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