sabato 26 marzo 2011

Quaresima 3. Metamorfosi del corpo: non indurite il cuore

Terza domenica di Quaresima, anno A
1Cor 10,1-4

Cristo e la Samaritana, Minitaura del Monte Athos (sec. XIII)

   La Trasfigurazione di Gesù, celebrata domenica scorsa, ha innescato la metamorfosi del mondo, iniziando da Colui che i samaritani e la Chiesa confessano Salvatore del mondo.
   La metamorfosi del mondo è innescata per grazia, alla samaritana Gesù rispone: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice..." (Gv 4,10). Grazia della Rivelazione che riguarda in primis il Rivelatore, colui che dona l'acqua viva, ben più grande del padre Giacobbe che diede il pozzo presso il quale si sta svolgendo l'incontro decisivo allora come già prima: presso il pozzo il servo di Abramo incontrò Rebecca (Gen 24,11-21), Giacobbe incontrò Rachele (Gen 29,1-12) e Mosé incontrò Sippora (Es 2,15-21).
   Grazia della rivelazione che inoltre riguarda l'interlocutrice samaritana del profeta giudeo, il quale rivela una conoscenza di lei inaspettata, inaudita e sorprendente, quando le dice: "quello che hai ora non è tuo marito". Infatti è solo il sesto uomo dopo i cinque mariti legalmente avuti, tutti uomini che non han saputo soddisfare la sete di vita di quella donna. Forse morendo prematuramente la lasciavano non solo vedova, ma anche senza figli. Ora si compie l'incontro con l'uomo decisivo della sua vita, il settimo e ultimo uomo, come settimo e ultimo giorno della settimana è lo Shabbat che orientando il tempo ed il mondo a Dio li rende fecondi, gravidi di vita, Gesù-Sabato dell'umanità dona alla samaritana ed in lei all'umanità intera, l'acqua viva che diventa in chi la beve: "sorgente che zampilla per la vita eterna" (Gv 4,14), di modo che non debba più cercare un uomo andando al pozzo.
    Grazia che prosegue con la Rivelazione del culto desiderato da Dio, non più solo legato ad un luogo geografico: "questo monte", oppure "Gerusalemme" (Gv 4,20-21), luoghi che inevitabilmente si contrappongono e si elidono a vicenda, bensì il culto legato al luogo spirituale, l'adorazione di Colui che i Giudei conoscono: "il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe [...] Dio dei viventi" (Mc 12,26-27), un Dio che quel profeta giudeo mostra di conoscere ad un tale grado di intimità, da chiamarlo "il Padre" (Gv 4,21.23).

Guercino, Cristo e la Samaritana (1640-41)

   La metamorfosi del mondo si svolge attraverso due fasi, la rinuncia al peccato (pars destruens) e l'adesione al Signore (pars construens). Due fasi che non si possono distinguere nettamente essendo cronologicamente non successive l'una all'altra, ma sino alla fine simultanee, poiché l'uomo creato ad immagine di Dio, perciò capace di aderire al suo Signore, è peccatore ed avendo perso la divina somiglianza dovrà lottare fino all'ultimo respiro per riorientarsi alla Sorgente dell'acqua viva cui anela. Esse hanno il loro fondamento cristologico nella parabola che descrive il mistero di Gesù Cristo: il suo abbassamento fino alla morte di croce e l'innalzamento o glorificazione nella resurrezione dai morti.
   La metamorfosi del mondo è già annunciata dalla prima lettura tratta dall'Esodo: quella roccia che san Paolo dichiarerà esssere il Cristo (1Cor 10,4) viene aperta dal bastone di Dio impugnato da Mosè divenendo la sorgente d'acqua che accompagnò il popolo nel deserto. Popolo spesso accusato dai profeti d'essere testardo, di dura cervice, dal cuore incirconciso e sclerocardico, esempio negativo al quale Dio chiede di non conformarsi: "Non indurite il cuore come a Meriba..." (Sal 94,8). Invocazione ripresa dal profeta Ezechiele come invito ad un rinnovamento interiore che giunga o abbia origine dal cuore, centro metafisico della persona umana, quando promette il trapianto cardiaco: "Toglierò dal loro petto il cuore di pietra, darò loro un cuore di carne" (Ez 11,19; 36,26). Trapianto che non avviene senza la collaborazione volontaria seppur faticosa del trapiantato. Solo le proprie lacrime di pentimento, o come dicono i padri di compunzione, ammorbidiscono la propria sclerosi e così rendono il cuore umile, capace di ospitare Dio, di modo che lo Spirito santo "zampilli per la vita eterna" (Gv 4,14).

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